31 luglio 2016

La storia del Partigiano sardo Antonio Feurra ucciso a Forte Bravetta raccontata in un film

CINEMA LA STORIA DEL PARTIGIANO IN UN FILM, RIEVOCATA LA VITA DI ANTONIO FEURRAIl partigiano seneghese venne arrestato dai nazisti e ucciso dopo nove giorni a Forte Bravetta

da La Nuova Sardegna ed. Oristano - 31 luglio 2016 - di Piero Marongiu


La storia del partigiano in un film, rievocata la vita di Antonio Feurra SENEGHE La storia del partigiano Antonio Feurra, capo di uno dei primi Gap (Gruppi di Azione Pattriotica) italiani a Roma, fucilato dai nazisti a Forte Bravetta il 30 dicembre del 1943 insieme a Riziero Fantini e Italo Grimaldi, sarà raccontata in un documentario curato da Luca Manunza e Mario Cubeddu. 

Il progetto è stato presentato alla stampa lunedì dal vice sindaco e assessore alla cultura Sandra Mancosu, dallo stesso Luca Manunza, Aldo Borghesi, Carla Cossu (presidente dell'Anpi di Oristano) e Mario Cubeddu. «Della figura di Antonio Feurra, per molti aspetti controversa - ha detto Mancosu - nella nostra comunità si sa molto poco. Per questo motivo abbiamo ritenuto il progetto presentato da Luca Manunza importante per ben collocare la sua vicenda personale nel contesto storico che ha caratterizzato il paese durante il secondo conflitto mondiale».

La personalità del partigiano seneghese, che gestiva un banco di frutta e verdura nel mercato romano di Monte Sacro, viene evidenziata da alcuni documenti dell'epoca, dai quali emerge l'importanza della sua figura all'interno della storia seneghese e ne spiega chiaramente le scelte che lo indurrano a schierarsi a favore della resistenza partigiana. 

Il documentario sarà girato principalmente in due luoghi: Seneghe e Roma, e si avvarrà delle testimonianze di conoscitori della resistenza come Aldo Borghesi (Direttore dell'Istituto di Storia dell'antifascismo per la Sardegna Centrale), Alessia Glielmi (responsabile del Museo della liberazione di Roma), Antonio Senta, ricercatore universitario e conoscitore del movimento anarchico in Italia) e Valerio Onida (ex presidente della Corte Costituzionale). 

29 luglio 2016

Comunicato stampa ANPI/ARCI Roma. Consegnati diversi carichi di beni al Centro Baobab.

Comunicato Stampa


L'ANPI e l'ARCI di Roma hanno consegnato diversi carichi di beni di prima necessità ai migranti in transito al centro di via Cupa "Baobab". 
Il dovere di ogni antifascista e antirazzista si esprime attraverso l'accoglienza, sancita, peraltro, dall'articolo 10 della Costituzione Italiana: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge»
I nuovi fascismi, infatti, si esprimono attraverso il razzismo ma oggi, consegnando il materiale che abbiamo raccolto, abbiamo soprattutto portato solidarietà ed aiuto concreto alle persone che soffrono per rimediare a vuoti normativi e carenze istituzionali. 

Fabrizio de Sanctis - Presidente ANPI Roma
Simona Sinopoli - Presidentessa ARCI Roma

Roma, 29 Luglio 2016

ANPI Provinciale di Roma, via S. Francesco di Sales 5 - 00165 ROMA 
Blog: www.anpiroma.org
Social: Facebook ANPI Roma | Twitter @AnpiRoma


28 luglio 2016

Relazione di Luciana Romoli, staffetta partigiana di Roma, alla presentazione del libro "Stupri di Guerra"

Relazione di Luciana Romoli, staffetta partigiana di Roma, alla presentazione del libro "Stupri di Guerra" - Senato della Repubblica, 17 giugno 2016


Mi è stato chiesto di riferire su una tremenda vicenda avvenuta in Italia durante la seconda guerra mondiale, specialmente nelle provincie di Frosinone e Latina, ed in altre località: le Marocchinate.
Luciana Romoli durante una recente manifestazione in ricordo delle donne della Resistenza

Questo vocabolo indica le violenze che subirono donne di ogni età, ma anche bambini e uomini, per un totale di circa 300 uccisi e tra le 20.000 e le 50.000 vittime di soprusi sessuali; alle truppe coloniali marocchine (goumiers) dagli ufficiali francesi per cinquanta ore fu lasciata mano libera per compiere stupri, uccisioni, furti di bestiame ed incendi. Va ricordato che la battaglia per la conquista di Montecassino fu sanguinosa: in due giorni morirono 30.000 soldati tra anglo-americani e tedeschi, 1500 polacchi e più di 3.000 goumiers, la metà di quelli che riuscirono a battere la resistenza germanica. E’ verosimile che i generali francesi volessero premiare i vincitori ed insieme vendicarsi della “pugnalata alle spalle” ricevuta dall’esercito di Mussolini nel 1940.
A distanza di settanta anni sono una delle solo due sopravvissuta del gruppo di donne, dell’UDI nazionale della Federazione romana del PCI e della Camera del Lavoro di Roma, che si adoperarono a favore delle Marocchinate; vanno ricordate Maria Maddalena Rossi, Maria Michetti, Nadia Spano, Maria Antonietta Maciocchi, Maddalena Accorinti e Marisa Rodano. Io ero tra loro, perché dirigente dell’Associazione Ragazze d’Italia per le borgate di Roma.
A giugno 1945, su segnalazione di Laura Lombardo Radice, moglie di Pietro Ingrao nativo di Lenola (un paese delle marocchinate) con Maria Michetti e Maddalena Accorinti mi recai per la prima volta nelle zone della Ciociaria dove si erano verificati i terribili fatti. Trovammo case incendiate e tuguri dove vedemmo vecchie malate, distese su giacigli di stracci, attorniate da bambini mal nutriti e parenti disperati per l’assenza di mezzi e di cure. Ad Esperia, uno dei paesi più colpiti, decorato di medaglia d’oro al valore civile, vennero stuprate 700 donne su 1600 abitanti; il Parroco, che si era opposto alle violenze, fu legato ad un albero per assistere al massacro, quindi anche lui venne sodomizzato, finché ne morì. A Vallecorsa non vennero risparmiate neppure le suore del Preziosissimo Sangue. A Castro dei Volsci dai registri comunali risultano morti in quel periodo 46 tra donne e uomini.
Fu allora che Maria Maddalena Rossi e Nadia Spano mi chiesero di accompagnarle nei luoghi degli scempi, principalmente per assistere le donne più giovani, sconvolte e reticenti per la vergogna; dicevano che sarebbe stato meglio morire, piuttosto che vivere senza la speranza di farsi una famiglia, di avere dei figli e trovare un lavoro. Le vecchie invece ci raccontavano tutte le sofferenze subite da loro e dalle figlie e nipoti, ci abbracciavano e ci benedicevano. Io piango ancora ricordando quegli incontri.
In collaborazione con i Sindaci, raccogliemmo le dichiarazioni delle vittime dei soldati marocchini, aiutando a compilare un questionario inviato alla Prefettura per far ottenere la pensione di guerra. La Francia in qualche caso concesse un piccolo indennizzo, ma il risarcimento non fu dato a tutte, molte richieste andarono smarrite.
Bisogna aver presente che a quell’epoca la condizione femminile, specie tra le povere contadine meridionali analfabete, era assai diversa da quella di oggi. Le vittime di violenza sessuale si colpevolizzavano, perché erano disprezzate e ripudiate. Non furono rari episodi di donne rimaste incinta che uccisero le loro creature appena nate e poi si suicidarono. Non posso dimenticare il caso di una giovane di 20 anni che si doveva sposare a guerra finita: compì l’infanticidio soffocando il neonato con il cordone ombelicale e poi si impiccò. La misero nella cassa con l’abito da sposa, con il velo avvolsero il bambino. Io, Maria Michetti, Maddalena Accorinti e Nadia Spano andammo al loro funerale assieme a tutti i compaesani.
I neonati furono spesso affidati ai brefotrofi o a famiglie adottive.
Maria Michetti e Maria Maddalena Rossi trovarono delle psichiatre disposte a recarsi una volte a settimana nei paesi del frusinate per dare assistenza psicologica alle molte che ne avevano bisogno. Ricordo il caso di una ragazza che dopo la prima notte di nozze non poteva più avere rapporti sessuali per dispareunia.
Diverse donne stuprate, in particolare le bambine, contrassero malattie veneree allora frequenti e mal guaribili. L’UDI sollecitò i medici condotti e gli specialisti dermosifilopatici a somministrare le terapie opportune, convincendo le donne a curarsi e a ricoverarsi se avevano contratto anche la tubercolosi.
La popolazione del frusinate in seguito ha votato in maggioranza per Andreotti ed ancora oggi i neofascisti cercano di strumentalizzare quei terribili delitti, che in altri teatri di guerra (Libia, Etiopia, Grecia, Jugoslavia) purtroppo anche le truppe italiane e coloniali hanno compiuto.
Delle marocchinate non si è parlato molto, fino a quando apparve il romanzo “La Ciociara” di Moravia e specialmente il film di De Sica, così ben interpretato dalla Loren. E’ rimasta ignorata l’opera delle donne democratiche sui luoghi delle vergognose brutalità, nonché la documentata denuncia che Maria Maddalena Rossi, presidente dell’UDI e deputata, eseguì in Parlamento.
L’insegnamento che si trae dalla vicenda delle marocchinate è la necessità di una forte condanna della guerra e della sopraffazione masc hile, che persistono da noi nella forma del femminicidio e in ogni teatro di guerra con stragi ed abusi sulle donne del nemico. Il nostro dovere è fermare la violenza degli uomini con la coscienza e la forza delle donne.
Fatemi ricordare infine la grande mobilitazione per la pace che le donne democratiche hanno sostenuto, raccogliendo milioni di firme per l’Appello di Stoccolma. Sono orgogliosa che la Bandiera della Pace, che sventola in tutto il mondo, sia stata inventata per quell’occasione a Casalbertone, il mio quartiere di origine, molte ragazze hanno cucito lunghi nastri con i colori dell’arcobaleno.

27 luglio 2016

Le uccisioni di nazisti e fascisti colpirono anche i parroci nelle chiese


Nota dell’ANPI di Roma sui delitti dell’IS Le uccisioni di nazisti e fascisti colpirono anche i parroci nelle chiese. Oggi come allora gli eredi dei valori dei Partigiani a fianco di tutte le vittime di Daesh.

«[…] Neppure le SS naziste, nei loro feroci rastrellamenti a caccia di ebrei e partigiani, avevano mai osato oltrepassare il portone delle chiese, che infatti è uno tra i rifugi più sicuri per le loro prede». Questo, un estratto dell’editoriale di Alessandro Sallusti, direttore del ‘Giornale’
L’articolo, pubblicato a tutta pagina, corredato dal titolo ‘Hanno sgozzato Dio’, a seguito dell’episodio della violenta uccisione del parroco della chiesa di Rouen (cittadina della Normandia a nord della Francia), contiene la frase incriminata sopra citata.
 I Nazisti, stando alle fonti di Sallusti, non avrebbero mai «varcato il portone di una chiesa» che, anzi, secondo il Direttore del quotidiano, era «uno tra i rifugi più sicuri per le loro prede».


La storia insegna ma non ha scolari, verrebbe da dire e certamente il Direttore Sallusti dimentica alcuni episodi avvenuti solamente in Italia (dato che il numero degli ecclesiastici, uccisi dai nazisti nella sola Polonia, ammonta a 3.000). Così come è bene ricordare Giuseppe Morosini, fucilato dal plotone di esecuzione dalla PAI il 3 aprile del 44 e Don Pappagallo, giustiziato alle Fosse Ardeatine e i sacerdoti copti murati vivi a Debra Libanos (in Etiopia) da parte dei fascisti. 

Ne riportiamo qui solamente tre, in ogni caso: Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e Boves. 

I tedeschi violarono più volte «il portone delle chiese», tanto che dopo giorni di uccisioni a Marzabotto, fecero irruzione nella parrocchia di Casaglia Montesole: nella piccola struttura s’era radunata la popolazione civile, atterrita da quel che stava accadendo, con loro era presente anche il parroco Don Ubaldo Marchioni. 

I nazisti irruppero nella chiesa e uccisero tutti con una scarica di mitra. 
A Marzabotto si contarono, dopo sei giorni di uccisioni e violenze, 770 morti: tra loro, fu ritrovato il corpo (decapitato) di Don Giovanni Fornasini. Don Fiore Meneguzzo, poi, venne ucciso durante l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema dopo essere stato costretto a guardare uccisione dei familiari, passati per le armi dei nazisti anch’essi. 

La lapide celebrativa, recita: «Durante l'ultimo conflitto mondiale, si prodigava in aiuto di chiunque avesse bisogno, offrendo a tutti assistenza e ricovero e, quale generoso sacerdote consapevole del suo ruolo pastorale, tentava di conciliare le opposte fazioni per preservare la popolazione dai pericoli degli scontri armati. Fedele fino all'ultimo alla sua missione, subì la rappresaglia degli occupanti che lo passarono per le armi dopo averlo costretto ad assistere allo sterminio dei familiari. Splendido esempio di umana solidarietà e alto spirito di abnegazione spinti sino all'estremo sacrificio».
 
A Boves, Don Bernardi venne ucciso dalla rappresaglia nazista a seguito di un’azione partigiana dei giorni precedenti. Per non citare, infine, i dodici monaci dell’Abbazia di Farneta (Toscana) che mettevano a disposizione l’edificio per ospitare coloro che avessero bisogno di cure ed assistenza: vennero torturati e uccisi uno ad uno dai tedeschi.
Tutto questo per dire che l’esercito occupante Nazista, in Italia, ha commesso svariati orrori anche a danno di parroci come s’è riportato, violando più volte i portoni delle chiese: chiamare in causa i nazisti per comporre macabre classifiche o paragoni non ha senso. 
«Certo, dopo aver distribuito il Mein Kampf ci mancava il revisionismo negazionista dei nazisti chierichetti che rispettano le chiese, i religiosi e i rifugiati», ha commentato il Presidente dell’ANPI di Roma Fabrizio De Sanctis.

24 luglio 2016

Continua fino al 28 luglio la raccolta di beni di prima necessità per il centro Baobab promosso dall'ANPI provinciale di Roma

Continua la raccolta di beni di prima necessità per il centro migranti Baobab promosso dall'ANPI provinciale di Roma.
Fino al 28 luglio, la sede dell'ANPI di Roma presso la Casa della Memoria e della Storia, in Via di S.Francesco di Sales n.5 (Trastevere) sarà aperta dal lunedì al venerdì, dalle 17:00 alle 19:30 per raccogliere le donazioni di quanti vorranno portare il loro contributo.

I volontari del centro Baobab hanno confermato la lista di generi alimentari e indumenti di cui c'è maggiore urgenza:

- Scatolame (Tonno e fagioli)
- Latte a lunga conservazione UHT
- Succhi di frutta in Brick
- Spazzolini da denti, dentifrici
- Vestiti da uomo (taglie small e medium)
- Intimo uomo (tutte le taglie)
- Ciabatte infradito (taglie da 39 a 42)
- Calzoncini e t-shirt (taglie small e medium)

Questi sono i prodotti di cui si ha maggiore urgenza, ovviamente anche altri generi alimentari o vestiari non contenuti nell'elenco sono ben accetti, ma bisogna tener presente che il Centro Baobab non dispone di alcuna cucina, quindi è inutile portare generi alimentari che richiedono di essere cucinati (come pasta, sughi, ecc.).

INVITIAMO LA CITTADINANZA ROMANA DEMOCRATICA E ANTIRAZZISTA ALLA MASSIMA MOBILITAZIONE!

Per sapere di più sul Centro Baobab: http://baobabexperience.org/


17 luglio 2016

19 luglio 2016 - 73° Anniversario bombardamenti di San Lorenzo: il programma degli eventi

Il 19 luglio 2016, nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, si svolgeranno una serie di eventi per ricordare la tragedia del bombardamento che sconvolse le vite di tante persone il 19 luglio 1943.

Ore 9.20 Deposito ATAC – Via Prenestina, 45
Deposizione di una corona di alloro presso la lapide commemorativa dei dipendenti caduti durante i bombardamenti

Ore 9.50 Via Scalo San Lorenzo 10/b - Impianto ferroviario di Roma S. Lorenzo
Deposizione di una corona di alloro presso la lapide commemorativa (corona normale con tre gambe)

Ore 10.35 Piazzale del Verano
Omaggio floreale al Monumento dedicato al Sommo Pontefice Pio XII

Ore 10.45 Piazzale del Verano (angolo Viale Regina Elena)
Deposizione di una corona di alloro presso la lapide commemorativa in ricordo del Generale Azolino Hazon, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e del Colonnello Ulderico Barengo, Colonnello di Stato Maggiore dei Carabinieri.

Ore 10.50 Piazza Parco dei Caduti del 19 luglio 1943 (Parco Tiburtino)
Deposizione di una corona di alloro presso il Monumento ai Caduti del Quartiere Tiburtino, presente il Gonfalone di Roma Capitale, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare

Onori militari resi da un reparto del Comando Militare della Capitale

Intervento del Sindaco e testimonianze

Ore 12.15 Via degli Etruschi, 36
S. Messa presso la Parrocchia S. Maria Immacolata e S. Giovanni Berchmans



Rita Atria: "Un gigante da ricordare" - Mercoledì 20 luglio all'Appio

Il Presidio di Libera Roma VII, l’ANPI sez. Appio-San Giovanni e l’associazione Rita Atria, con il patrocinio del Municipio Roma VII, vi invitano a partecipare ad un momento di Memoria e Impegno necessario a mantenere vivo il ricordo di una coraggiosa testimone di giustizia, donna e purtroppo vittima innocente delle mafie: Rita Atria. 

Ricostruire e diffondere la sua storia, associando al nome un volto, significa sia salvaguardare il suo diritto al ricordo che assolvere al nostro dovere sociale di fissarlo nella memoria collettiva, sottolineando la dimensione pubblica di questi drammi privati. Ci prefiggiamo quindi di rompere l’isolamento dei suoi familiari, ma anche di offrire esempi alle nuove generazioni perché tragedie cosi non possano più accadere. 

E’ per questo motivo che il 20 Luglio, dalle 18:00 alle 21:00 in Via Amelia 23, leggeremo alcuni scritti di Rita stessa e si susseguiranno degli interventi con lo scopo di conservare e diffondere un pezzo vitale di quel patrimonio culturale che appartiene a tutti noi. Siete tutte e tutti invitat* ad essere protagonisti della manifestazione ed a mantenere viva la fiamma del ricordo che accenderà di coraggio tutti noi!

Ore 20: intervento teatrale di Emiliano Valente

Rita nacque in una famiglia mafiosa. Ad undici anni le fu ucciso dalla mafia il padre Vito, mafioso della famiglia di Partanna (Tp). Erano gli anni dell’ascesa dei corleonesi e della guerra di mafia che li vedrà impegnati in sanguinosi omicidi di uomini delle cosche rivali per la conquista del potere. Alla morte del padre, Rita si legò ancora di più al fratello Nicola e alla cognata Piera Aiello. Di Nicola, anch’egli mafioso, Rita raccolse le più intime confidenze sugli affari e sulle dinamiche mafiose a Partanna. Nel giugno 1991 anche Nicola Atria venne ucciso dalla mafia. Sua moglie Piera Aiello decise allora di collaborare con la giustizia. Rita Atria, a soli 17 anni, nel novembre 1991 decise di seguire le orme della cognata cercando, nella magistratura, giustizia per quegli omicidi.


Il primo a raccogliere le sue rivelazioni fu Paolo Borsellino al quale ella si legò come ad un padre. Le deposizioni di Rita e di Piera, unitamente ad altre, hanno permesso di arrestare diversi mafiosi e di avviare un’indagine sul politico Vincenzino Culicchia, per trent’anni sindaco di Partanna. Il 26 luglio 1992, una settimana dopo la strage di via d’Amelio, Rita, ancora 17enne, si suicidò a Roma, dove viveva in segretezza, lanciandosi dal settimo piano di un palazzo di via Amelia.


Per migliori delucidazioni: www.libera.it



15 luglio 2016

IL 16 luglio l'ANPI con Libera, SPI-CGIL e comitati di quartiere per il recupero del giardino "Placido Rizzotto" a Colleferro

UNA GIORNATA ALL'INSEGNA DELLA MEMORIA E DELLA TUTELA DEI LUOGHI A COLLEFERRO
Sabato 16 luglio la sezione locale dell’A.N.P.I. “La Staffetta Partigiana, il Presidio Libera di Colleferro”Angelo Vassallo”, lo Spi Cgil Lega “Valle del Sacco” e il Coordinamento Comitati di Quartieri Colleferro daranno vita ad una mattinata di volontariato con lo scopo di pulire il giardino intitolato a Placido Rizzotto, situato in via Giotto. L’attività di volontariato volta a rendere più fruibile ed accogliente il giardino, molte volte danneggiato, si svolgerà dalle ore 7.00 alle ore 13.00. Il Comune di Colleferro, vista la richiesta fatta dalle associazioni, si è reso disponibile a fornire tutto il materiale necessario affinché tale lodevole iniziativa riesca perfettamente. La scelta di effettuare una giornata di pulizia e manutenzione proprio presso il giardino dedicato a Placido Rizzotto non è casuale, infatti il sindacalista siciliano con i suoi ideali e la sua condotta di vita è un simbolo di impegno politico, civile ed umano e rappresenta tutte e quattro le realtà che sabato si dedicheranno alla cura del giardino.
Ricordiamo, infatti, che Placido Rizzotto dopo l’8 settembre 1943 si unì ai partigiani della Brigata Garibaldi come socialista. Dopo il 1945, finita la guerra, rientrò a Corleone e iniziò la sua attività di politico e sindacalista, fu esponente di spicco del Partito Socialista e della CGIL. Inoltre ricoprì l’incarico di Presidente dei reduci e combattenti, dell’ANPI di Palermo e quello di segretario della Camera del lavoro di Corleone.
Si schierò con il movimento contadino per l’occupazione delle terre diventando nemico della Mafia che il 10 marzo 1948 lo rapì ed uccise.
Mentre veniva assassinato, il pastorello Giuseppe Letizia assistette al suo omicidio di nascosto e vide in faccia gli assassini e per questo venne ucciso con un iniezione letale fattagli dal boss Michele Navarra, il mandante del delitto di Placido Rizzotto. Le indagini sull'omicidio furono condotte dall'allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Nel 2012, dopo che le analisi del DNA comprovarono che dei resti ritrovati nel 2009 appartenevano al sindacalista siciliano, si tennero i funerali di Stato di Placido Rizzotto.
Unire una giornata di volontariato alla figura di Placido Rizzotto mette insieme il ricordo di un uomo simbolo con l’impegno di cittadini pronti, come il sindacalista ucciso dalla Mafia, ad essere al servizio della comunità.

10 luglio 2016

Dall'11 al 28 luglio L'ANPI provinciale di Roma organizza un centro di raccolta beni di prima necessità per il Centro Baobab presso la Casa della Memoria

L'ANPI provinciale di Roma ha deciso di predisporre un punto di raccolta di generi di prima necessità per i migranti transitanti al centro Baobab di via Cupa, di concerto con i volontari impegnati nel centro migranti.

Dall'11 al 28 luglio, la sede ANPI Roma alla Casa della Memoria e della Storia, in via di San Francesco di Sales n.5 (Trastevere) sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 17:00 alle 19:30 per raccogliere le donazioni di quanti vorranno portare il loro contributo.

Di concerto con i volontari del Centro Baobab, si segnalano i generi alimentari e indumenti di cui c'è maggiore urgenza nella settimana dall'11 luglio al 15 luglio:

- Scatolame (Tonno e fagioli)
- Latte a lunga conservazione UHT
- Succhi di frutta in Brick
- Spazzolini da denti, dentifrici
- Vestiti da uomo (taglie small e medium)
- Intimo uomo (tutte le taglie)
- Ciabatte infradito (taglie da 39 a 42)
- Calzoncini e t-shirt (taglie small e medium)

Questi sono i prodotti di cui si ha maggiore urgenza, ovviamente anche altri generi alimentari o vestiari non contenuti nell'elenco sono ben accetti, ma bisogna tener presente che il Centro Baobab non dispone di alcuna cucina, quindi è inutile portare generi alimentari che richiedono di essere cucinati (come pasta, sughi, ecc.).

INVITIAMO LA CITTADINANZA ROMANA DEMOCRATICA E ANTIRAZZISTA ALLA MASSIMA MOBILITAZIONE!

Per sapere di più sul Centro Baobab: http://baobabexperience.org/


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