La strage venne effettuata presso le Cave dismesse di pozzolana site sulla Via Ardeatina, per rappresaglia all’attacco partigiano di Via Rasella del giorno precedente, nel quale erano morti 33 militari del Reggimento tedesco di Polizia “Bozen”. 335 furono le vittime. Condotte, legate a gruppi di cinque, nelle gallerie delle Cave furono trucidate con un colpo alla nuca e i corpi furono lasciati insepolti sotto le volte delle gallerie, fatte crollare dai tedeschi con la dinamite. Quando, nel Luglio del 1945, le salme vennero dissepolte per essere riconosciute, agli occhi di chi effettuava quell’opera pietosa apparve una strana figura geometrica: un parallelepipedo, largo 5 metri, lungo altrettanto e alto un metro e mezzo. Un parallelepipedo di corpi macerati: la geometria dell’orrore.
Di fatto quella strage – la più efferata condotta dai tedeschi nella Roma occupata – fu pensata e compiuta più che per vendicare i 33 tedeschi uccisi, per terrorizzare la città che non si piegava all’oppressione nazifascista e anzi resisteva, assestando colpi di maglio al nemico. Se guardiamo lo spaccato sociale delle vittime della strage ci accorgiamo, infatti, che vi sono rappresentati tutti gli strati sociali e possiamo considerarla un tipico esempio della “guerra ai civili” pianificata dai nazifascisti. Uccidere per terrorizzare. Scrive al riguardo Vittorio Foa, nell’Introduzione al libro di Mario Avagliano “Il Partigiano Tevere” (il Generale dell’Aeronautica Sabato Martelli Castaldi, una delle vittime della strage): ”Si uccidevano gli ebrei perché erano ebrei, non per quello che pensavano e facevano. […]. Si uccidevano gli antifascisti per quello che pensavano e facevano. Si uccidevano degli uomini che non c’entravano nulla solo perché erano dei numeri da completare per eseguire l’ordine”. Proprio così, uccisi per eseguire un ordine. Proprio come recitava la parte finale del lugubre comunicato stampa dell’Agenzia Stefani, pubblicato sui giornali all’indomani della strage:
Di questa storia parleremo con i ragazzi di alcune Scuole del nostro Municipio per continuare il nostro lavoro di scavo e riportare alla luce “Schegge di Memoria”.