Apprendiamo con stupore, dopo il
lungo tempo trascorso dalla manifestazione del 21 maggio 2016, promossa
dall’ANPI in difesa della Costituzione nel giorno in cui nella stessa città di
Roma veniva autorizzato un corteo di chiaro stampo neofascista, che siano stati
eseguiti provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di 13
persone che parteciparono alla piazza pacifica, democratica e antifascista da
noi indetta.
Riguardo a tali provvedimenti,
sorprendentemente giunti a quasi un anno dai fatti, valuterà la magistratura la
posizione di ciascuno e nel suo lavoro confidiamo.
La notizia allo stesso tempo
rende però necessaria una riflessione sulla stessa giornata del 21 maggio 2016,
poiché quel giorno venne autorizzato lo svolgimento di un corteo indetto da
un’organizzazione chiaramente neofascista, contro l’immigrazione, il quale, in
coordinamento con altre pericolose organizzazioni neofasciste che manifestavano
in altre tre capitali europee, esprimeva contenuti xenofobi e intolleranti. Il
corteo venne autorizzato in ragione della ammissione della stessa
organizzazione alle elezioni amministrative, il che rimanda direttamente alla
responsabilità delle scelte statuali della politica e della direzione che si
vuole imprimere allo Stato, mantenendo o meno le sue caratteristiche
fondamentali, profondamente antifasciste. Rispetto a tale corteo neofascista
inoltre, su richiesta dell’ANPI, fu presentata un’interrogazione parlamentare
(interrogazione parl. a risp. scritta n. 4-13616 dell’On. Stefano Fassina) il
28 giugno 2016, con la quale, dopo aver fatto presente che “…è dovere dello Stato, in tutte le sue
articolazioni, dare piena attuazione alle disposizioni contenute nella legge
Mancino e nella legge Scelba, relative allo scioglimento delle organizzazioni
che incitano all'odio razziale e al fascismo” e dopo aver richiamato le
norme vigenti che impongono la
perseguibilità d'ufficio per coloro i quali si rendano responsabili di apologia
del fascismo, si richiedeva se l’allora ministro dell’Interno fosse “… a conoscenza dei gravi fatti a premessa e
quali iniziative di competenza intenda assumere per impedire il dilagare di
pratiche a giudizio dell'interrogante chiaramente illegali poste in essere da
tali soggetti; se il Ministro interrogato intenda accertare, presso i
competenti uffici territoriali del Governo, se sia stato fatto il possibile per
impedire che si determinassero tali fenomeni e se si sia adeguatamente
intervenuto per contrastare le condotte su evidenziate; quali iniziative
intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di garantire
che sia applicata rigorosamente la legislazione vigente in materia ed impedire
che tali fenomeni abbiano a ripetersi” aggiungendo altresì che “appare all'interrogante inspiegabile che
gruppi politici che si richiamano al fascismo, in quella che all'interrogante
appare una palese violazione della legge n. 645 del 20 giugno 1952, possano
liberamente operare sul territorio nazionale e compiere azioni atte a
diffondere una cultura di odio, discriminazione e violenza e a ledere i
principi fondamentali della Costituzione”.
Questa interrogazione da noi sollecitata è scandalosamente rimasta senza
risposta, ed è una risposta che riguarda tutti, cittadini e istituzioni, in
quanto
la stessa legge definisce
antidemocratica e propria del partito fascista l'attività «
rivolta alla esaltazione dei metodi, di esponenti, di principi, di
fatti propri del predetto regime, finalizzata a compiere manifestazioni
esteriori di carattere fascista» (legge n. 645 del 1952) e in quanto è
inaccettabile consentire ai neofascisti di manifestare per le vie di Roma con
simboli, cori e canti inaccettabili per una democrazia che nasce dalla lotta
antifascista e dalla Resistenza.
La presidenza dell’ANPI di Roma
31 marzo 2017