29 ottobre 2019
9 novembre 2019 sezione ANPI Marconi "Ragazze della Resistenza"- -Senza rossetto - le donne e il voto - proiezione film con le curatrici
28 ottobre 2019
Ci ha lasciati Vera Michelin Salomon, antifascista, deportata, presidente onorario dell'ANED
https://www.anpi.it/donne-e-uomini/1327/vera-michelin-salomon
Treno della Memoria 2015: intervista a Vera Michelin Salomon:
25 ottobre 2019
24 ottobre 2019
23 ottobre 2019
22 ottobre 2019
21 ottobre 2019
18 ottobre 2019
29 ottobre 2019: Tivoli - Prima di Piazza Fontana - presentazione libro
- Saverio Ferrari, 22.10.2019
SCAFFALE. «Prima di Piazza Fontana», di Paolo Morando
La «strategia della tensione» non ebbe inizio con la bomba di piazza Fontana. La strage fu cercata ben prima. Alla fine del 1969 si contarono ben 145 attentati, dodici al mese, uno ogni tre giorni.
PER QUANTO la maggior parte degli attentati di quell'anno fossero di marca neofascista stante gli obiettivi (sedi dei partiti di sinistra, monumenti partigiani, sinagoghe) o perché erano stati identificati gli autori, gli anarchici furono messi sul banco degli accusati. Si sviluppò una campagna virulenta nei loro confronti, in particolare dopo l’arresto di alcuni militanti per le bombe milanesi del 25 aprile.
La ricostruzione minuziosa e accurata di questa vicenda la dobbiamo a Paolo Morando (Prima di Piazza Fontana. La prova generale, Laterza, pp. 369, euro 20), che anche sulla base degli atti giudiziari (dodici faldoni messi a sua disposizione dalla Casa della Memoria di Brescia), è riuscito a riportare alla luce una pagina fondamentale della «strategia della tensione».
LA QUESTURA di Milano, tramite l’Ufficio politico, guidato da Antonino Allegra, cercò con ogni mezzo di costruire dei «mostri» da sbattere «in prima pagina». A questo scopo, passo dopo passo, furono artefatti i verbali d’interrogatorio, estorte confessioni con autentiche torture, condotti arresti illegali, manipolate le perizie e subornati i testi, come nel caso di una figura, Rosemma Zublema, che si rivelò comunque una calunniatrice seriale. In prima fila si distinsero il commissario Luigi Calabresi e i brigadieri Vito Panessa e Pietro Mucilli, protagonisti di innegabili violenze ai danni degli imputati verso cui dispensarono botte e minacce di morte. Gli stessi tre che si ritrovarono nel dicembre successivo a interrogare in questura Giuseppe Pinelli, nella notte fra il 15 e il 16 in cui l’anarchico si ritrovò defenestrato. Dietro al gruppo di anarchici si cercò di incolpare come presunta «mente» l’editore di sinistra Giangiacomo Feltrinelli, uno degli obiettivi politici principali dell’«operazione», per cui già da anni si stava lavorando con una martellante campagna diffamatoria orchestrata dall'Ufficio affari riservati. Il processo si rivelò un boomerang. Le accuse franarono miseramente e il castello di falsità, costruito con testimoni tanto manipolati quanto inattendibili, crollò al punto che fu lo stesso pm, Antonino Scopelliti, a chiedere l’assoluzione di tutti gli imputati per gli attentati del 25 aprile. La sentenza si uniformerà a queste richieste, come successivamente l’Appello e la Cassazione.
NEL FRATTEMPO i sei imputati si erano fatti chi un anno e mezzo e chi due anni di carcere. Pietro Valpreda, dal canto suo, nel corso temporale del processo, iniziato nel marzo 1971, era ormai detenuto da sedici mesi con l’accusa di essere l’autore della strage di piazza Fontana, proprio quando, di lì a poche settimane, il 9 aprile, si incardinerà ufficialmente la cosiddetta «pista nera» per le bombe del 12 dicembre con i mandati di cattura per i neofascisti Franco Freda e Giovanni Ventura. La verità cominciava a venire a galla.
CON GLI ATTENTATI del 25 aprile 1969, questi i fatti, si sperimentò da parte dei registi della «strategia della tensione», l’Ufficio affari riservati in testa con l’Ufficio politico della Questura di Milano, la trama che avrebbe dovuto incastrare gli anarchici. «Una prova generale», prima del 12 dicembre.
© 2019 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
Una piccola storia ignobile della giustizia italiana, subito cancellata e rimossa. La prova generale della strategia della tensione. A cinquant'anni dai fatti, un libro-inchiesta, degno erede dei lavori di Corrado Stajano e di Camilla Cederna, rivela le verità nascoste di uno dei momenti chiave della storia repubblicana.
Milano, 25 aprile 1969: due ordigni scoppiano alla Fiera campionaria e all'Ufficio cambi della Banca Nazionale delle Comunicazioni della Stazione centrale, provocando una ventina di feriti. E il primo atto della campagna di attentati che pochi mesi dopo porterà a Piazza Fontana. L'Ufficio politico della questura, fin dalle prime ore, punta verso gli anarchici. A condurre le indagini sono il commissario Luigi Calabresi e i suoi uomini, gli stessi che si troveranno nel suo ufficio la notte della morte di Giuseppe Pinelli, nome che nell'inchiesta spunterà di continuo, come quello di Pietro Valpreda, che già qui si profila come futuro capro espiatorio. Nel giro di pochi giorni vengono arrestati tre giovani (e altrettanti nelle settimane successive) e una coppia di noti anarchici milanesi, amici dell'editore Giangiacomo Feltrinelli, che pure verrà rinviato a giudizio assieme alla moglie. Due anni dopo, con un colpo di scena dietro l'altro, il processo chiarirà le dimensioni della macchinazione anti-anarchica innescata da quegli attentati. Una vicenda determinante per comprendere fino in fondo i misteri di Piazza Fontana.
https://eventi.mondadoristore.it/it/event/2019/10/29/paolo-morando-presenta-il-libro-prima-di-piazza-fontana
17 ottobre 2019
16 ottobre 2019. 76° anniversario della deportazione degli ebrei romani.
15 ottobre 2019
16 ottobre 1943: La deportazione degli ebrei di Roma
16 ottobre 1943: La deportazione degli ebrei di Roma
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Le persone rastrellate vengono caricate su camion |
C'è una lapide sulla facciata della Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte a Via del Portico d'Ottavia, quasi di fronte alla Sinagoga. Ricorda che "qui ebbe inizio la spietata caccia agli ebrei". Qui, in un'alba di 56 anni fa, si radunarono i camion e i soldati addetti alla "Judenoperation" nell'area del ghetto, dove ancora abitavano molti ebrei romani. Il centro della storia e della cultura ebraiche a Roma stava per vivere il suo giorno più atroce. «Era sabato mattina, festa del Succot, il cielo era di piombo. I nazisti bussarono alle porte, portavano un bigliettino dattiloscritto. Un ordine per tutti gli ebrei del Ghetto: dovete essere pronti in 20 minuti, portare cibo per 8 giorni, soldi e preziosi, via anche i malati, nel campo dove vi porteranno c’è un’infermeria», così Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, ha ricordato quella mattina del 16 ottobre 1943.
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Rapporto di Kappler sull'arresto e la deportazione degli ebrei romani |
Alle 5,30 del mattino di sabato 16 ottobre, provvisti degli elenchi con i nomi e gli indirizzi delle famiglie ebree, 300 soldati tedeschi iniziano in contemporanea la caccia per i quartieri di Roma. L'azione è capillare: nessun ebreo deve sfuggire alla deportazione. Uomini, donne, bambini, anziani ammalati, perfino neonati: tutti vengono caricati a forza sui camion, verso una destinazione sconosciuta. Alla fine di quel sabato le SS registrano la cattura di 1024 ebrei romani.
"Quel 16 ottobre -racconta uno degli scampati alla deportazione- era un sabato, giorno di riposo per gli ebrei osservanti. E nel Ghetto i più lo erano. Inoltre era il terzo giorno della festa delle Capanne. Un sabato speciale, quasi una festa doppia... La grande razzia cominciò attorno alle 5.30. Vi presero parte un centinaio di quei 365 uomini che erano il totale delle forze impiegate per la "Judenoperation". Oltre duecento SS contemporaneamente si irradiavano nelle 26 zone in cui la città era stata divisa per catturare casa per casa gli ebrei che abitavano fuori del vecchio Ghetto. L'antico quartiere ebraico fu l'epicentro di tutta l'operazione... Le SS entrarono di casa in casa arrestando intere famiglie in gran parte sorprese ancora nel sonno... Tutte le persone prelevate vennero raccolte provvisoriamente in uno spiazzo che si trova poco più in là del Portico d'Ottavia attorno ai resti del Teatro di Marcello. La maggior parte degli arrestati erano adulti, spesso anziani e assai più spesso vecchi. Molte le donne, i ragazzi, i fanciulli. Non venne fatta nessuna eccezione, né per persone malate o impedite, né per le donne in stato interessante, né per quelle che avevano ancora i bambini al seno...".
"I tedeschi bussarono, poi non avendo ricevuto risposta sfondarono le porte. Dietro le quali, impietriti come se posassero per il più spaventosamente surreale dei gruppi di famiglia, stavano in esterrefatta attesa gli abitatori, con gli occhi da ipnotizzati e il cuore fermo in gola", ricorda Giacomo Debenedetti.
"Fummo ammassati davanti a S. Angelo in Pescheria: I camion grigi arrivavano, i tedeschi caricavano a spintoni o col calcio del fucile uomini, donne, bambini ... e anche vecchi e malati, e ripartivano. Quando toccò a noi mi accorsi che il camion imboccava il Lungotevere in direzione di Regina Coeli... Ma il camion andò avanti fino al Collegio Militare. Ci portarono in una grande aula: restammo lì per molte ore. Che cosa mi passava per la testa in quei momenti non riesco a ricordarlo con precisione; che cosa pensassero i miei compagni di sventura emergeva dalle loro confuse domande, spiegazioni, preghiere. Ci avrebbero portato a lavorare? E dove? Ci avrebbero internato in un campo di concentramento? "Campo di concentramento" allora non aveva il significato terribile che ha oggi. Era un posto dove ti portavano ad aspettare la fine della guerra; dove probabilmente avremmo sofferto freddo e fame, ma niente ci preparava a quello che sarebbe stato il Lager", ha scritto Settimia Spizzichino nel suo libro "Gli anni rubati".
Per la prima volta Roma era testimone di un'operazione di massa così violenta. Tra coloro che assistettero sgomenti ci fu una donna che piangendo si mise a pregare e ripeteva sommessamente: "povera carne innocente". Nessun quartiere della città fu risparmiato: il maggior numero di arresti si ebbe a Trastevere, Testaccio e Monteverde. Alcuni si salvarono per caso, molti scamparono alla razzia nascondendosi nelle case di vicini, di amici o trovando rifugio in case religiose, come gli ambienti attigui a S. Bartolomeo all'Isola Tiberina. Alle 14 la grande razzia era terminata. Tutti erano stati rinchiusi nel collegio Militare di via della Lungara, a pochi passi da qui. Le oltre 30 ore trascorse al Collegio Militare prima del trasferimento alla Stazione Tiburtina furono di grande sofferenza, anche perché gli arrestati non avevano ricevuto cibo. Tra di loro c'erano 207 bambini.
Due giorni dopo, lunedì 18 ottobre, i prigionieri vengono caricati su un convoglio composto da 18 carri bestiame in partenza dalla Stazione Tiburtina. Il 22 ottobre il treno arriva ad Auschwitz.
Dei 1024 ebrei catturati il 16 ottobre ne sono tornati solo 16, di cui una sola donna (Settimia Spizzichino). Nessuno degli oltre 200 bambini è sopravvissuto.
Dopo il 16 ottobre 1943, la polizia tedesca catturò altri ebrei: alla fine scomparvero da Roma 2091 ebrei. Uno dei momenti più tragici fu il massacro delle Fosse Ardeatine; in queste cave di tufo abbandonate, fuori dalle porte della città e contigue alle vecchie catacombe, il 24 marzo 1944 furono trucidati 335 uomini di cui 75 ebrei.
Roma fu liberata il 4 giugno 1944 e la capitolazione finale di tedeschi e fascisti si ebbe il 2 maggio 1945. Nel 1946, le vittime accertate per deportazioni da tutta Italia furono settemilacinquecento e quelle per massacri mille; gli abbandoni per emigrazione, cinquemila. Dalla comunità di Roma, oltre ai 2091 deportati e morti, mancavano alla fine della guerra anche molti emigrati. Nel biennio 1943-1945 le perdite della popolazione ebraica in tutta Italia furono all'incirca 7750, pari al 22% del totale della popolazione ebraica nel nostro Paese.
http://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/resistenza2c6.html
altri contributi su Patria Indipendente
http://anpi.it/media/uploads/patria/2003/10/07_GHETTO_ROMA.pdf
http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/16-ottobre-1943-la-lista-degli-ebrei-romani/
http://www.patriaindipendente.it/idee/lemail/deportazione-e-sterminio-degli-ebrei-di-roma/
14 ottobre 2019
26 e 27 ottobre 2019 Sezione ANPI Pomezia per le giornate nazionali del tesseramento ANPI
per le Giornate Nazionali del Tesseramento, la Sezione ANPI di Pomezia "Teresa Mattei e le altre" sarà presente con un banchetto:
sabato 26 e domenica 27 ottobre
dalle 10:00 alle 18:00
presso il Centro Sedici Pini
Via del Mare km 18.600
00071 Pomezia (RM)
26 ottobre 2019 - Sezione ANPI Colleferro: proiezione con dibattito de "Gli Sbandati" di e con Citto Maselli
Sabato 26 Ottobre, alle ore 17:00 presso la Chiesa Evangelica Valdese di Colleferro, in occasione delle giornate di chiusura del tesseramento 2019, la sezione A.N.P.I. di Colleferro “La Staffetta Partigiana” presenta la proiezione del film GLI SBANDATI, opera prima del maestro Francesco “Citto” Maselli, a cui seguirà un incontro-dibattito con l’autore, che racconterà della sua esperienza nella Resistenza antifascista.
Autore cinematografico, intellettuale e militante comunista, Francesco Maselli, detto Citto, esordisce nel cinema come autore di documentari molto apprezzati che lo portano a collaborare, tra gli altri, con Michelangelo Antonioni e Luchino Visconti, che diventa suo sostenitore e mentore. Dal debutto con Gli Sbandati in poi, fino ai suoi più recenti lavori come Cronache del Terzo Millennio, Civico Zero, Le Ombre Rosse e Scossa, il suo cinema, come pure la sua attività documentaristica, sono sempre caratterizzati sia da un profondo e militante impegno civile che da una raffinata e incessante ricerca stilistica. L’attività artistica di Maselli ha sempre proceduto di pari passo con quella politica – dall’organizzazione dell’Unione Studenti Italiani alla militanza nel P.C.I. alla Fondazione del Partito della Rifondazione Comunista. Il connubio cinema e politica che caratterizza la vita di Citto Maselli è rappresentato in modo pregnante, inoltre, dalla sua appassionata partecipazione all’ANAC, la storica associazione nazionale di autori cinematografici protagonista di tante battaglie, a livello nazionale e internazionale, in sostegno del cinema d’autore e della cultura in generale, di cui Citto è stato motore e coscienza critica per decenni.
La proiezione de GLI SBANDATI segna l’apertura di RESISTENZE, un ciclo di proiezioni-incontri che propone un percorso esplorativo del concetto di Resistenza, partendo dalla Resistenza storica, quella antifascista, per arrivare alle tante espressioni di resistenze presenti nella realtà odierna.
PROGRAMMA:
Ore 15:30 banchetto tesseramento
Ore 16:45 saluti: presidente ANPI Colleferro Amalia Perfetti
presentazione film: Fabiomassimo Lozzi - ANPI Colleferro
Ore 17:00 proiezione film GLI SBANDATI
Ore 18:45 incontro-dibattito con il maestro CITTO MASELLI
15 ottobre 2019 - Sezione Aurelio Cavalleggeri: L'Umanità al potere contro tutti i fascismi e i razzismi
L'Umanità al Potere, contro tutti i fascismi e i razzismi
Sarà l’occasione per vederci e parlare insieme delle iniziative che la Sezione ha intenzione di proporre nelle Scuole e ai cittadini del Municipio e sarà anche l’occasione di iscriversi o rinnovare l’iscrizione all’ANPI. Vedremo inoltre un breve video preparato dalla Sezione, che racconta il nostro passato, ma anche il nostro futuro. Il presente è nelle nostre mani e lo costruiamo - giorno per giorno - anche con il nostro essere, coerentemente, democratici ed antifascisti.
11 ottobre 2019
Contro l'invasione della Siria e il massacro dei curdi: manifestazione oggi 11 ottobre in Piazza Indipendenza
• cessino immediatamente le ostilità e si fermino le manovre di invasione del territorio siriano popolato dai curdi;
• si dia mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il diritto internazionale;
• si provveda all'invio di soccorsi alle popolazioni colpite;
• si apra una sessione di discussione dedicata, tanto nel Parlamento europeo quanto in quello italiano;
• si chieda che il caso sia messo con urgenza all'ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
https://www.facebook.com/events/2459446490966222/
10 ottobre 2019
09 ottobre 2019
12 ottobre 2019: Festa Popolare di Villa Gordiani
08 ottobre 2019
20 ottobre 2019: Bucefalo il pugilatore - Spettacolo teatrale scritto, diretto e interpretato da Alessio De Caprio
07 ottobre 2019
7 ottobre 1943: duemila carabinieri deportati dalla Capitale nei campi di prigionia
7 ottobre 1943: duemila carabinieri deportati dalla Capitale nei campi di prigionia
Il 7 ottobre 1943, a seguito di ordine di disarmo firmato da Rodolfo Graziani (Ministro della difesa della repubblichina fascista) l’Obersturmbannfuhrer colonnello Kappler, il boia di via Tasso, procedeva al rastrellamento e alla deportazione verso i campi di prigionia di oltre 2000 Carabinieri di Roma, prologo alla più nota deportazione di oltre 1000 ebrei avvenuta nove giorni dopo.
Sono migliaia i carabinieri che hanno combattuto nelle file della Resistenza o sono morti nei campi di prigionia, dopo aver rifiutato l’adesione alla repubblica di Mussolini. Di loro si è sempre parlato troppo poco, anche se si trovano carabinieri in tutte le grandi formazioni partigiane in Italia e all'estero. Come non si ricordano mai abbastanza i carabinieri che presero parte alle Quattro giornate di Napoli o i giovani “allievi” che a Porta San Paolo, a Roma, con i soldati e la popolazione, opposero una eroica resistenza armata all'invasione nazista della Capitale. E come non ricordare Salvo D’Acquisto, gli eroici carabinieri di Fiesole (Firenze) massacrati dai fascisti e dai nazisti, o gli ufficiali e militari uccisi alle Ardeatine? C’è un episodio poco noto, ma dolorosissimo, che si svolse a Roma, durante l’occupazione nazista: la deportazione di oltre duemila carabinieri poi trasferiti nei lager e sottoposti, come al solito, ad ogni tipo di tortura, alla fame, al freddo per poi finire nelle camere a gas.
04 ottobre 2019
COORDINAMENTO UNITARIO ANTIFASCISTA ANTIRAZZISTA VII MUNICIPIO ROMA COMUNICATO STAMPA
Alla cortese attenzione delle Redazioni
Nonostante le numerose denunce del Coordinamento antifascista del VII Municipio, si aggrava la situazione. A Via Taranto 57, l’occupazione dei locali ATER da parte di Forza Nuova aggiunge abuso su abuso: sono in corso lavori per aprire lo “Skull pub”. I ragazzi che frequentano il locale indossano magliette con la scritta “Cova la rabbia” frase di una canzone che definisce i partigiani assassini.
Quali autorizzazioni per i lavori? Quali per le somministrazioni di alimenti e bevande?
La situazione richiede, come sollecitato oramai da oltre due anni, lo sgombero immediato dei locali abusivi. Occorre subito l’intervento di controllo della Polizia Locale, della Prefettura, della ASL, dell’Ater in primo luogo. Il Municipio VII e il Comune di Roma devono farsi carico di questo problema non rinviabile.
Altresì intollerabile è che il luogo dell’omicidio di un pluripregiudicato fascista a Via Lemonia divenga “luogo di culto” con continui atti intimidatori verso i passanti. Chiediamo fermamente di mettere fine a questo abuso di spazi pubblici.
È ora di agire. Il Coordinamento richiama fermamente il VII Municipio a convocare il Tavolo permanente promesso nei mesi scorsi con l’approvazione della mozione sulla applicazione dei valori costituzionali.
Il Coordinamento rinnova la propria solidarietà alle lavoratrici e lavoratori di Roma Metropolitane sindacalisti e politici colpiti il 1° ottobre a Via Tuscolana dalla violenta azione repressiva. Il Coordinamento è altrettanto solidale con Lucha y Siesta per la difesa della Casa delle Donne.
Roma, 3 ottobre 2019
ANPI Appio Leonardi Spunticcia - ANPI Marturano Medellina - ANPI Cinecittà Quadraro Nido di Vespe – ANPI Statuario Capannelle Quarto Miglio Fadda Morettini
CGIL Roma Sud - PD VII Municipio - Giovani Democratici VII Municipio – PD Capannelle – Liberi e Uguali VII Municipio - Art. 1 MDP VII Mun. - Campo Progressista - Possibile – PRC Appio - PCI VII Mun.- Sinistra Italiana - Verdi Roma VII Mun. - Altra Europa per Tsipras - Libera Roma VII Mun. Presidio Rita Atria – ComunitAppia - Associazione La Città del Sole - Ass. studentesca Unirete Tor Vergata - Associazione I Lazzaroni - Associazione Comitato Villa Fiorelli - Circolo Giuseppe Mazzini - Associazione Da Sud - Associazione Via Libera - Parte Civile–Marziani in movimento – Compagnia Teatrale Ragli – Ass. Ponti per il futuro- Associazione Enrico Berlinguer
02 ottobre 2019
L'ANPI provinciale di Roma sui gravi fatti accaduti alla sede di Roma Metropolitane
http://www.ansa.it/webimages/img_457x/2019/10/1/301dc8efadcf80f1fdf3374d4e749d2f.jpg |
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma esprime la piena solidarietà e vicinanza ai lavoratori, ai sindacalisti e al deputato Stefano Fassina, travolti dagli agenti che hanno forzato il picchetto di ieri sera davanti alla sede di Roma Metropolitane, attuato per protestare contro 150 licenziamenti. Bene l'impegno espresso dal Ministro degli Interni di fare luce sull'accaduto e la presa di distanza della Sindaca; alle parole ora seguano i fatti e si prendano gli opportuni provvedimenti nei confronti di tutti i responsabili dei gravi fatti. Non è con queste azioni muscolari che si risolvono i gravissimi problemi che attanagliano tanti lavoratori, licenziati o a rischio di licenziamento, in lotta per i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.
Contestualmente si chiede con forza, a partire anche da questo episodio, che vengano abrogati o radicalmente modificati i recenti decreti sicurezza, in quanto gravemente lesivi di tali diritti.
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Ripudia intolleranza, razzismo e antisemitismo.
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