08 ottobre 2019

20 ottobre 2019: Bucefalo il pugilatore - Spettacolo teatrale scritto, diretto e interpretato da Alessio De Caprio





 BUCEFALO IL PUGILATORE

Testo e regia a cura di Alessio De Caprio

Con Alessio De Caprio   
Fisarmonica: Fabio Raspa

CONCEPT


Lo spettacolo, scritto, diretto ed interpretato da Alessio De Caprio, diplomato presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” racconta la storia di Lazzaro Anticoli, pugile ebreo romano ucciso nelle Fosse Ardeatine il 24 Marzo del 1944. Lazzaro, soprannominato “Bucefalo” come il cavallo di Alessandro Magno, era un ragazzo che a 27 anni morì in uno dei più atroci massacri avvenuti in Italia ad opera del nazismo. Attorno a lui ruotano tutti gli avvenimenti politici e sociali che avvennero a Roma, dall'avvento del fascismo, all'occupazione nazista, alla retata del 16 Ottobre 1943 dove più di 1000 ebrei furono deportati nei campi di concentramento tedeschi.

Racconta la tragedia della Shoah (annientamento, catastrofe) ma al tempo stesso racconta la vita che si viveva in quegli anni nell'ex ghetto ebraico di Roma; le persone, i mestieri, le abitudini di una città e di una comunità alla quale improvvisamente fu tolto tutto.

Portare in scena questo lavoro significa dare un senso alla memoria, far riflettere sulla vita negata che diviene un bene prezioso. L’obiettivo è quello di far vivere sulla scena un corpo presente e riconoscibile che crei un legame tra passato e presente; non a caso il lavoro è in stretta relazione visiva con il pubblico: non ci sono quarte pareti, non ci sono distanze tra l’attore e lo spettatore, ma una linea sottilissima di ascolto e condivisione. Questa scelta è stata fatta per non avere barriere di nessun tipo e per cercare sempre di portare al pubblico un messaggio di immediata e diretta comunicazione

Questo lavoro è il frutto di ricerche effettuate presso gli archivi del Centro di Cultura Ebraica di Roma, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il carcere di Regina Coeli e di interviste rivolte ad ex deportati, ai parenti del pugile ma anche a gente comune che semplicemente ha vissuto quei tragici anni. Lo spettacolo è recitato per buona parte in giudaico romanesco, elemento linguistico imprescindibile dalla Roma ebraica dell’epoca.

La scenografia consiste in un ring montato sul palcoscenico, un sacco da boxe da terra, uno sgabello.

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