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26 febbraio 2020
22 febbraio 2020
Grave provocazione contro l'ANPI allo Statuario: comunicato dell'ANPI provinciale di Roma
In considerazione del clima venutosi a creare, che avrebbe potuto portare disagio e tensione al quartiere, la Sezione ANPI ha coscienziosamente e responsabilmente deciso di sospendere momentaneamente l’iniziativa mettendo al corrente il Municipio e chiedendo allo stesso un intervento al fine di risolvere il problema. A tale comunicazione il Municipio rispondeva con la disponibilità ad assicurare lo svolgimento dell'iniziativa. A breve l'ANPI e Municipio si incontreranno per organizzare di nuovo e al più presto l'evento e per ristabilire la legalità violata da questo abuso di potere.
L'ANPI non si fa intimidire da questi individui, continuerà a portare avanti i valori della Resistenza nella missione di difesa della Democrazia e della Libertà.
Quanto prima verrà comunicato il nuovo appuntamento dell'iniziativa per la quale chiamiamo a raccolta tutta la cittadinanza democratica ed antifascista.
Non un passo indietro, ora e sempre Resistenza!
21 febbraio 2020
19, 20 e 21 febbraio 1937: Quando gli italiani in 3 giorni massacrarono 30.000 uomini, donne e bambini innocenti in Etiopia
https://www.fanpage.it/esteri/quando-gli-italiani-in-3-giorni-massacrarono-30mila-uomini-donne-e-bambini-innocenti-in-etiopia/
Quando gli italiani in 3 giorni massacrarono 30mila uomini, donne e bambini innocenti in Etiopia
Il 19, 20 e 21 febbraio del 1937 soldati e civili italiani diedero vita al massacro di Addis Abeba: in meno di tre giorni oltre trentamila civili etiopi vennero uccisi; tra loro molte donne, bambini, moltissimi mendicanti. In gran parte bruciati vivi, impiccati, ammazzati di botte, fucilati davanti alle loro case o in strada in virtù di una presunta superiorità razziale italiana e della cieca volontà di dominio di Benito Mussolini.
20 FEBBRAIO 2020 di Davide Falcioni
Oltre trentamila civili etiopi uccisi, quasi tutti civili, molte donne, bambini, moltissimi mendicanti. In gran parte bruciati vivi, impiccati, ammazzati di botte, fucilati davanti alle loro case o in strada in virtù di una presunta superiorità razziale italiana e della cieca volontà di dominio di Benito Mussolini. Anche l'Etiopia ha le sue "giornate della memoria", a ricordo del cosiddetto massacro di Addis Abeba del 19, 20 e 21 febbraio del 1937, una strage commessa durante il periodo dell’occupazione da parte dell’Italia fascista (1935-1941).
La risposta del regime fascista fu brutale. In meno di tre giorni le strade di Addis Abeba vennero prese d'assalto da squadracce fasciste: militari italiani armati di tutto punto e moltissimi civili scesero in strada dando vita a quella che Antonio Dordoni, un testimone, definì "una forsennata caccia al moro". "In genere – si legge nel libro dello storico Angelo Del Boca – davano fuoco ai tucul con la benzina e finivano a colpi di bombe a mano quelli che tentavano di sfuggire ai roghi". Alla rappresaglia presero parte non solo i soldati italiani ma, in un clima di assoluta impunità, anche commercianti, autisti, funzionari e persone comuni che si macchiarono di violenze di ogni tipo. Gli etiopi che malauguratamente portavano addosso anche solo un coltello, venivano uccisi sul posto; in migliaia furono arrestati e torturati senza alcuna ragione, senza nessuna prova a loro carico. La ritorsione fu particolarmente feroce negli agglomerati di tucul lungo i torrenti Ghenfilè e Ghilifalign, che attraversano Addis Abeba da nord a sud. "Per ogni abissino in vista – scriveva Del Boca – non ci fu scampo in quei terribili tre giorni ad Addis Abeba, città di africani dove per un pezzo non si vide più un africano". I corpi di migliaia di civili etiopi vennero gettati in fosse comuni: alla fine si contarono oltre 30mila vittime, tutte innocenti, tutte etiopi.
Partigiani D'Oltremare: in un libro il contributo degli africani alla liberazione dell'Italia
Parte proprio dall'invasione italiana dell'Etiopia il saggio scritto dallo storico Matteo Petracci intitolato "Partigiani D'Oltremare. Dal Corno D'Africa alla Resistenza Italiana" (Pacini Editore). Già, perché le violenze e i massacri in Etiopia ebbero, anni dopo, un riverbero anche sull'Italia: alla guerra di Liberazione, infatti, non presero parte solo partigiani italiani e truppe alleate. Nelle fila degli "Internazionali" oltre a russi, inglesi e slavi si arruolarono anche alcuni africani. Uno di loro era Carlo Abbamagal, un ragazzo che nel 1940 era stato prelevato dall'Etiopia (come detto invasa dall'Italia) e condotto insieme ad altri a Napoli per partecipare alla Mostra d'Oltremare, un'esposizione delle conquiste del fascismo. Il ruolo di Abbamagal era quello di figurante: mostrarsi ai visitatori vestito con abiti tradizionali come un animale in gabbia allo zoo.
La Mostra d'Oltremare, però, ebbe vita breve. All’entrata in guerra dell’Italia, infatti, l'esposizione chiuse i battenti e, dopo alcuni spostamenti, tutti gli africani portati in Italia furono trasferiti nel 1943 come prigionieri a Villa Spada di Treia, in provincia di Macerata. Dopo l'armistizio riuscirono a fuggire e alcuni di loro – compresa una donna – si unirono alla banda partigiana "Mario", operativa sul Monte San Vicino. Erano Mohamed Raghè, Thur Nur, Macamud Abbasimbo, Bulgiù Abbabuscen, Cassa Albite, tale “Gemma fu Elmi”, e Abbamagal Carlo.
La Banda Mario – definita da un ufficiale inglese "very mixed bunch" – prese parte a numerose azioni di guerriglia. Il contributo degli africani fu esemplare e il coraggio di Carlo Abbamagal gli valse la piena fiducia del comandante Mario Depangher, che lo scelse come suo più fidato collaboratore. Abbamagal venne ucciso il 24 novembre 1943 nel corso di una missione a Frontale di Apiro: viaggiava su un’auto insieme al comandante Mario e altri due patrioti. Il gruppo incappò in una pattuglia di altoatesini della Wermacht; Carlo saltò giù dal mezzo, sparò qualche colpo ma venne ucciso. I suoi compagni tuttavia ebbero la meglio: catturarono due nemici e seppellirono il corpo dell'etiope sulle montagne. Carlo Abbamagal morì per liberare l'Italia. Ma il suo sacrificio valse – almeno in parte – anche a riscattare la vita delle centinaia di migliaia di etiopi morti durante l'occupazione fascista.
Partigiano dall'Africa, la storia di Carlo Abbamagal
Pubblicato da Davide Falcioni
Video su Carlo Abbamagal, partigiano in Africa
20 febbraio 2020
Giornate del tesseramento ANPI nella provincia di Roma: tutte le date
18 febbraio 2020
21 febbraio 2020 - Sez. ANPI Ladispoli - Cerveteri: "Gramsci oggi. L'impegno, il pensiero, l'attualità"
La Sezione ANPI di Ladispoli - Cerveteri ha organizzato per venerdì 21 febbraio alle ore 18, a Cerveteri nella Sala Ruspoli in Piazza Santa Maria, una Conferenza sul tema “Gramsci OGGI, l’impegno, il pensiero, l’attualità.”
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Cerveteri; aprirà i lavori il Segretario della sezione Antonio Romano, interverranno il Sindaco Alessio Pascucci e l’Assessore alla Cultura Federica Battafarano mentre sarà compito del relatore, dott. Marco Saltamerenda, introdurre la platea nell’universo di un uomo che pur nella sofferenza trovò il coraggio e la forza per lasciare con i suoi scritti una traccia indelebile.
Antonio Gramsci (1891-1937) si spegne dopo undici anni di prigionia. In quel periodo di
dura detenzione, voluta dal regime fascista, scrive 32 quaderni di studi filosofici e politici definiti “una delle opere più alte e acute del secolo, pubblicati da Einaudi nel dopoguerra. Sono noti come i “Quaderni dal carcere” e godono tuttora di innumerevoli traduzioni e di altissima considerazione nel mondo”.
Marco Saltamerenda è giovane come tutti gli altri componenti il tavolo della Conferenza, gli abbiamo chiesto: Quale attrattiva può esercitare Gramsci sulle nuove generazioni?: “Studiare Gramsci oggi significa trovare un approccio critico e attuale alla contemporaneità. Nonostante sia passato un secolo dall'attività filosofica e politica di Gramsci, la sua capacità di analizzare il presente e di anticipare il futuro ancora coglie nel segno. Per fare degli esempi: la teoria dell’egemonia può essere facilmente adattata allo studio dell’influsso di internet e dei cosiddetti “big data” sulla società e la politica attuale. Invece l’analisi che Gramsci fa degli intellettuali italiani, cosmopoliti e lontani dal popolo, ci restituisce una sana capacità di critica ed autocritica per contrastare il populismo che vuole le masse ignoranti in balia dell’uomo forte al comando. Infine – conclude Saltamerenda - studiare Gramsci oggi ci restituisce la voglia di partecipare e dire la nostra perché, come insegna l’autore, mantenendo un sano “pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà” non bisogna mai e poi mai rimanere indifferenti.”
Sezione ANPI Ladispoli - Cerveteri
16 febbraio 2020
Ordine del Giorno approvato all’unanimità dal direttivo del Comitato Provinciale dell’ANPI di Roma nella seduta del 15 febbraio 2020
14 febbraio 2020
26 febbraio 2020: Il cuore nero della città - presentazione libro con l'autore
La presenza di gruppi neofascisti nella provincia italiana è un fenomeno che viene sempre più alla luce, anche attraverso i fatti di cronaca. E’ il caso, ad esempio, di Brescia. Città antifascista per eccellenza, vittima di un criminale attentato, nel 1974 a Piazza della Loggia (8 morti e oltre 100 feriti), ad opera dei neofascisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Anche in questa città si sta sviluppando questo preoccupante fenomeno. Federico Gervasoni, giovane e coraggioso giornalista bresciano, ha indagato a lungo sul neofascismo della città e della provincia. Per le sue inchieste è stato minacciato pesantemente da esponenti neofascisti.
https://www.facebook.com/ilcuorenerodellacitta/
https://www.lettera43.it/cuore-nero-federico-gervasoni-libro/
http://confini.blog.rainews.it/2019/06/26/il-cuore-nero-di-brescia-intervista-a-federico-gervasoni/
13 febbraio 2020
19 febbraio 2020: festeggiamo insieme i 100 anni della partigiana Iole Mancini!
Iole, appartenente alla Resistenza Romana, i giorni immediatamente precedenti la liberazione di Roma venne arrestata, interrogata e torturata dalle SS (da Kappler in persona), nel carcere di Via Tasso nel tentativo di estorcerle il luogo dove si nascondeva il suo fidanzato Ernesto Borghesi, gappista, ma senza successo. I tedeschi, in fuga per l'arrivo degli alleati, caricarono su tre camion tutti i prigionieri detenuti nel carcere, ma il camion su cui era stata collocata Iole non partì per un guasto. Tutti gli altri prigionieri furono trucidati a La Storta. Oggi è ancora con noi, con i suoi splendidi 100 anni, e noi la festeggiamo con orgoglio e riconoscenza.
12 febbraio 2020
Dal 16 febbraio al 1 marzo 2020 a Genazzano - Mediterraneo: nessuno potrà dire "non sapevo". Tavole di Mauro Biani in mostra.
NEL BELLISSIMO BORGO DI GENAZZANO DAL 16 FEBBRAIO AL 1 MARZO.
Arriva a Genazzano " Mediterraneo: nessuno potrà dire non sapevo". Mostra itinerante con più di 40 tavole realizzate da Mauro Biani, vignettista, illustratore e blogger già collaboratore de l'Unità e Il Manifesto, oggi matita satirica de La Repubblica.
La mostra prodotta dalle sezioni ANPI di Genazzano, Colleferro, Verzuolo e Valle Variata e dai Comitati ANPI Provinciali di Rovigo, Brescia e Novara insieme all'Associazione Culturale Stella Alpina e alla Casa Editrice People, espone il cinismo, la rabbia, la superficialità con cui la nostra società ha trattato il tema delle migrazioni e delle morti nel Mare Nostrum, nonché lo sconforto e l'urgenza culturale di dover far prevalere i valori dell' accoglienza e della solidarietà.
Mauro Biani in questi anni ha saputo tradurre nelle sue vignette questi sentimenti e questo sconforto che dividono la società italiana , con tutta la potenza, la gravità e la protesta che è insita nella satira. Un appello alla non indifferenza che ha preso vita con il suo libro "La banalità del ma" e che continua a vivere in questo allestimento itinerante. Migrare fa parte della storia dell' umanità, è un "bisogno" ancestrale, perché se il destino decide in quale parte del mondo nasci, nessuno può proibirti di scegliere dove vivere.
Con il Patrocinio del Comune di Genazzano la mostra sarà inaugurata il 16 febbraio, ore 17, presso le sale del Castello Colonna e sarà visitabile fino al 1 marzo.
Scritte nazifasciste a Pomezia: dura condanna dell'ANPI provinciale di Roma
Invita la cittadinanza alla mobilitazione che si svolgerà nelle prossime ore, per la difesa della democrazia e della Costituzione.
Valentina Giusti Presidente ANPI Pomezia "Teresa Mattei e le altre":
Le scritte antisemite apparse questa mattina di fronte alle scuole superiori di Pomezia rappresentano un preoccupante segnale del diffondersi del razzismo e del sentirsi autorizzati a palesare le intolleranze razziali. Questi gesti di intimidazione fascista non vanno sottovalutati. Ricordiamo gli eventi tragici nella storia del nostro Paese e dell’Europa. Eventi che in Italia ebbero inizio con il diffondersi dell’ideologia fascista, razzista e intollerante. Ricordiamo l’emanazione delle leggi razziali del 1938 e, in particolare, l’esclusione dalle scuole di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, docenti “nati da genitori di razza ebraica”. Ricordiamo il rastrellamento del ghetto ebraico di Roma del 16 ottobre 1943, la deportazione ai campi di concentramento e di sterminio. Fu l'indifferenza a lasciare che tutto accadesse. La memoria di quanto è stato non può oggi lasciarci indifferenti. Abbiamo il dovere di intervenire attivamente per fermare questo nuovo clima di intolleranza.
Chiara Martinelli Coordinatrice Rete degli Studenti Medi Pomezia
Come studentesse e studenti siamo sconvolti ed arrabbiati per le scritte apparse questa mattina all'entrata di scuola. Chiunque abbia inviato questo messaggio vergognoso ha voluto colpire il luogo del sapere dove l'antisemitismo è giustamente condannato ogni giorno. Rifletteremo su questa vicenda nelle nostre scuole e reagiremo perché non possiamo permettere che certi atti passino inosservati. Noi studenti siamo in prima linea contro il razzismo, l'antisemitismo e l'intolleranza.
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Ripudia intolleranza, razzismo e antisemitismo.
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