Il Comitato dell'ANPI Provinciale di Roma, appreso da notizie di agenzia che gli aggressori dei giovani della Rete degli studenti e di Sinistra Universitaria sarebbero 4 militanti di Casa Pound, nel tornare a condannare l'aggressione, torna anche a chiedere lo sgombero dello stabile di proprietà pubblica divenuto ormai da anni il covo fascista di Casa Pound e lo scioglimento di tale organizzazione la cui esistenza costituisce pericolo per l'incolumità delle persone. Ogni altro ritardo, oltre che continuare ad aggravare il danno erariale, costituirebbe anche colpevole complicità in ulteriori gravi incidenti dovessero accadere. Si applichino le leggi della Repubblica, si sciolgano le organizzazioni fasciste.
Oggi 20 giugno, alle ore 18 presidio antifascista in piazza Vittorio Emanuele II - lato Via Conte Verde
Al Presidio parteciperanno:
Maurizio Landini - segretario generale della CGIL,
È stata una grande piazza, stracolma. C'erano praticamente tutti i partiti di opposizione, molte le associazioni e tanta ANPI. Da parte di tutti la consapevolezza della necessità di marciare uniti.
Satnam Singh non ce l'ha fatta. Il bracciante che lunedì scorso aveva perso un braccio sul lavoro e che era stato abbandonato dal "datore di lavoro" davanti alla sua abitazione con il braccio dentro una cassetta della frutta è morto.
L'ANPI provinciale di Roma esprime tutto il dolore e l'indignazione esprimibili e si stringe alla famiglia del lavoratore. Basta allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, alla schiavitù dei lavoratori migranti, alle morti sul lavoro. E' necessaria la mobilitazione di tutte le coscienze democratiche affinché i diritti delle persone, dei lavoratori e delle lavoratrici sanciti dalla Costituzione vengano fatti rispettare. E che intanto sia fatta giustizia a Satnam e a tutti coloro che giornalmente perdono la vita a causa dello sfruttamento e di "imprenditori" senza scrupoli.
Domani, giovedì 20 giugno, alle ore 18 saremo in piazza Vittorio Emanuele II in risposta all’aggressione fascista e vigliacca avvenuta nel cuore della Capitale contro alcune ragazze e ragazzi della Rete degli Studenti Medi e di Sinistra Universitaria Sapienza.
Nel tardo pomeriggio di ieri mentre stavano rientrando a casa, dopo la manifestazione in difesa della Costituzione e contro l’autonomia differenziata, quando sono stati aggrediti nel rione esquilino, nei pressi di un locale che è ritrovo di aderenti ad ambienti di destra e di estrema destra di chiare simpatie neofasciste
Nel dare alle studentesse e agli studenti tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno esprimiamo forte preoccupazione per il clima che si sta creando nel nostro Paese. Le organizzazioni che si richiamano al fascismo e al nazismo, evidentemente, ormai si sentono giustificate, tollerate e di poter agire nell’impunibilità.
La Cgil di Roma e Lazio e l’Anpi provinciale Roma saranno sempre al fianco delle studentesse e degli studenti contro i vecchi ed i nuovi fascismi, a partire dalle scuole e nei posti di lavoro, per la lotta alle disuguaglianze, per la difesa dei valori democratici scolpiti nella nostra Costituzione nata dalla Resistenza, per questo rispondiamo al loro appello alla mobilitazione e chiediamo a tutte le forze politiche e sociali che si riconoscono nei valori democratici di essere in piazza.
Al Presidio parteciperanno:
Maurizio Landini - segretario generale della CGIL,
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia esprime piena solidarietà e vicinanza al Sally Brown Rude Pub per l’aggressione subita ieri notte da parte del gruppo nazista francese di Bordeaux 'La Bastide Bordelaise', conosciuto alle cronache per l'aberrante campagna “in difesa" della razza ariana (Defende Europe).
La vigliacca aggressione avvenuta quasi all’alba con il tentativo di forzare l'entrata e quindi con il lancio di bottiglie e a quanto pare con martelli e accette, si innesta nel contesto attuale che vede sempre più spesso una crescente agibilità politica dei gruppi che si richiamano al fascismo e al nazismo.
Storico punto di riferimento di antifasciste e antifascisti romani, locale conosciuto in tutta Europa per la sua attività culturale, artistica e musicale da sempre accompagnata all’impegno sociale e politico, il Sally Brown rappresenta da quasi un trentennio un presidio di socialità e uno spazio di condivisione democratica multirazziale e multiculturale in uno degli storici quartieri dell’antifascismo capitolino.
Ci aspettiamo la ferma condanna dell'accaduto da tutte le forze politiche, soprattutto da quelle che espressero indicibili giudizi su Ilaria Salis, detenuta senza prove e in condizioni indegne in Ungheria, e che pochi giorni fa hanno trasformato la Camera dei Deputati in arena di assalti squadristi ai danni di un rappresentante dell'opposizione.
Ribadendo ancora una volta la urgente necessità di scioglimento e messa fuori legge delle organizzazioni neofasciste, l’ANPI di Roma è pronta a mobilitarsi per la difesa di ogni spazio democratico e antifascista della città, Medaglia d’Oro della Resistenza, nella quale chi si richiama al ventennio e alle ideologie razziste, sessiste e xenofobe non può e non deve avere alcuno spazio.
ANPI – Comitato Provinciale di Roma ANPI – Sez. San Lorenzo
Il 4 giugno 1944 Roma viene Liberata dalle truppe del generale Clark.
La battaglia di Roma: uno straordinario documentario di Gianni Bisiach
La Liberazione di Roma: 4 giugno 1944
di Rosario Bentivegna
La
dura offensiva partigiana del febbraio e del marzo 1944, richiesta
dagli Alleati dopo lo sbarco di Anzio e condotta dai partigiani romani
che operavano in città contro le forze militari germaniche, i loro
comandi, i loro trasporti, le loro vie di comunicazione in città, nelle
periferie e in tutto il Lazio, provocò inevitabilmente un allentamento
delle misure di cautela cospirativa proprie della guerra clandestina.
Bloccate da Kesserling le forze alleate sulla spiaggia di Anzio, i
tedeschi e i collaborazionisti repubblichini recuperarono con sanguinosi
rastrellamenti e con l’aiuto di infiltrati delle diverse polizie,
pubbliche e private (le SS di via Tasso, i banditi di Koch alla pensione
Jaccarino, la Pubblica Sicurezza di Roma guidata dal questore Caruso,
le formazioni repubblichine Muti, Onore e combattimento, Roma o morte,
ecc.) il controllo del territorio, arrestarono e deportarono migliaia di
romani, ne fucilarono alcune centinaia, massacrarono nei dintorni di
Roma le popolazioni civili (ricordo, per tutte, la Pasqua di sangue
della Sabina), riuscendo così a liquidare le formazioni partigiane più
efficienti e aggressive.
Anche
i Gap Centrali caddero alla fine di aprile nelle mani del questore
Caruso, che li trasferì alla pensione Jaccarino e di qui a Via Tasso
dove, dopo un sommario processo, furono condannati a morte.
L’esecuzione era stata fissata proprio per il 4 giugno, che sarà invece
il giorno della liberazione di Roma. Solo pochi di noi, inquadrati nei
Gap Centrali, riuscimmo a sfuggire alla caccia spietata che ci veniva
condotta (avevamo tutti, tra l‘altro, taglie miliardarie ai valori
attuali della moneta: "Spartaco", Carlo Salinari, il nostro comandante,
fu "pagato sull’unghia", a chi l’aveva arrestato, un milione di lire del
1944)
Ai
primi di maggio Francesco Curreli, ex combattente delle Brigate
Internazionali in Spagna, Carla Capponi e io fummo inviati dal nostro
Comando Militare nella zona che, da Cassino a Roma, era contenuta lungo
le due strade consolari Prenestina e Casilina, dove si svolgeva il
massimo dei collegamenti tra i comandi di Roma e il fronte. A me fu
affidato il comando militare (si stava arrivando alla unificazione della
Resistenza, nel Corpo Volontari della Libertà) di tutte le formazioni
militari della zona, interne ed esterne al C.L.N., con il compito di
attaccare in tutti i modi il nemico e i collaborazionisti, anche ai fini
di preparare le avanguardie partigiane, che, armate dai lanci aerei
degli Alleati, avrebbero dovuto precedere le formazioni anglo-americane e
partecipare alla insurrezione di Roma.
Analoghi
compiti furono affidati a Mario Fiorentini, che aveva come vice Lucia
Ottobrini (eravamo gli unici, dei Gap centrali, che erano sfuggiti alla
cattura), nella zona di Tivoli, con in più il compito di preparare campi
di lancio sul Monte S. Gennaro per avere armi dagli Alleati da portare
anche ai partigiani di Roma.
Il
15 maggio gli Alleati sfondarono a Cassino, e la battaglia per Roma,
bloccata dopo il fallimento dello sbarco di Anzio, ricominciò. Le nostre
formazioni ripresero con più intensità gli attacchi ai tedeschi (nella
zona di Palestrina, per il nostro orgoglio, furono affissi dai comandi
nemici i famosi cartelli "Acthung! Banditen!"), i tedeschi risposero con
la nota brutalità, anche con rappresaglie che ci colpirono direttamente
(la famiglia Pinci – il padre, i tre figli e le due figlie, che
facevano parte della nostra formazione - furono massacrati davanti alla
vecchia madre).
Stavamo
in una situazione che non era certo invidiabile: infatti, mentre
combattevamo contro i tedeschi, subivamo insieme a loro i bombardamenti e
i cannoneggiamenti degli Alleati, ma, soprattutto con l’aiuto di una
formazione di carabinieri, riuscimmo a infliggere perdite al nemico, a
catturare parecchi prigionieri e perfino gli approvvigionamenti per un
battaglione, che ci permisero di sfamarci e che distribuimmo alla
popolazione, disperata e dispersa nelle campagne.
Il
primo di giugno, privo di collegamenti con il Comando e di notizie
sull’andamento delle operazioni militari, decisi di rientrare a Roma per
avere notizie e ulteriori istruzioni dal Comando a proposito del
trasferimento a Roma, in appoggio dei partigiani romani, delle
formazioni che erano al mio comando. Vennero con me Carla Capponi e
Dante Bersini, comandante militare della formazione di Palestrina.
Francesco Curreli, intanto, operava nella zona della Sgurgola e di
Paliano, con il compagno Giannetti, anche lui ex combattente delle
Brigate Internazionali durante la Guerra Civile, e comandante delle
formazioni garibaldine della zona.
Il
due giugno presi contatto con Valentino Gerratana, del comando centrale
garibaldino, il quale la sera del tre mi consegnò quattro pesanti
batterie con riflettori, che avrei dovuto portare a Tivoli, a
Fiorentini, per essere utilizzati come segnali luminosi dei limiti del
campo di lancio sul Monte San Gennaro. La parola d’ordine, che ci doveva
pervenire da Radio Londra, era "La neve è caduta". La sera in cui
l’avessimo sentita bisognava mettere in sito quei fari e attendere il
lancio. Si dà il caso che quella missione aerea (lo seppi molti anni
dopo) sarebbe stata portata a termine da Ruggero Orlando, il noto
giornalista televisivo, ingaggiato dagli Stati Uniti.
La
mattina del 4 rimandai Bersini a Palestrina, e, all’alba, Carla e io
con due biciclette e due pesanti zaini in cui avevamo disposto i fari
prendemmo la via Tiburtina. All’altezza di Ponte Mammolo fummo fermati
da reparti tedeschi in ritirata, disposti in posizione di combattimento.
Un ufficiale ci chiese dove stavamo andando. "Abbiamo il nostro bambino
a Tivoli, dalla balia, gli dicemmo, e siamo molto preoccupati: vogliamo
raggiungerlo". "Impossibile, ci rispose, a due chilometri ci stanno gli
americani". Carla e io ci consultammo, non potevamo credergli. Ma come,
se ieri sera ci hanno dato le disposizioni per i campi di lancio, è
chiaro che gli alleati non saranno qui prima di dieci, quindici giorni.
Insistemmo per proseguire, l’ufficiale tedesco credette alle nostre
giustificazioni, non ebbe nemmeno la curiosità di controllare i nostri
zaini, e ci lasciò passare.
Il
fatto fu che dopo due chilometri incontrammo effettivamente gli
americani, e allora tornammo indietro, attraversammo di nuovo, questa
volta verso Roma, le linee tedesche e raggiungemmo il centro militare in
Roma, cui demmo la notizia che gli alleati stavano effettivamente
arrivando, e che li avremmo visti in serata in città. Per tutto il
giorno, sulla via Tiburtina, dove ci eravamo fermati presso il comando
di zona, vedemmo sfilare i tedeschi in ritirata, e ci sembrava ancora un
esercito imponente, con le sue artiglierie pesanti e i suoi carri
armati. Ma quando arrivarono gli americani, con le loro attrezzature e
le loro armi, i tedeschi che erano passati poco prima ci sembrarono dei
pezzenti, né riuscimmo mai a capire perché, malgrado l’enorme
sproporzione di mezzi e la grande quantità di uomini che avevano a
disposizione, gli Alleati ci avessero messo tanto tempo ad arrivare a
Roma.
Il
primo incontro con loro, che lì fecero sosta, fu la sera sul piazzale
Tiburtino, e Roma esplose in tali manifestazioni di gioia, dopo nove
mesi di buio e di fame, di paura e di morte, che possono essere
descritti solo dalle immagini dei cine giornali, e tornarono a vedersi
per le strade della città i ragazzi e gli uomini a rischio che Roma
aveva nascosto e protetto per ben nove mesi. Fu un secondo 25 luglio,
alla faccia di quei quattro sgallettati, più o meno in camicia nera, che
parlano della guerra di liberazione solo in termini di guerra civile.
I partigiani romani avevano avuto
l’ordine di non attaccare: erano appostati, armati dentro i portoni o
dietro gli angoli delle vie secondarie, pronti a reagire ad eventuali
tentativi dei tedeschi di aggredire in qualche modo la popolazione
civile. Tra i piani farneticanti di Mussolini e del generale Wolff, vero
padrone della cosiddetta Repubblica Sociale e comandante in capo delle
SS, erano state elaborati piani di punizione dei romani, che avevano
così duramente resistito ai tedeschi soprattutto con una straordinaria
rete di solidarietà per i perseguitati e con la più intransigente
disobbedienza civile (solo il 10 per cento dei romani chiamati alla leva
militare e del lavoro risposero ai bandi nazisti, contro il 40 per
cento dell’Italia occupata). Nella città e nei suoi dintorni si era
sviluppata inoltre una guerriglia che, nei primi nove mesi della
Resistenza, e cioè fino al giorno della liberazione della città, era
stata la più intensa di qualsiasi altra città d’Italia. Dollmann,
comandante delle SS in Roma, scrisse dopo la guerra, nelle sue memorie,
che Roma era stata la Capitale dell’Europa occupata che aveva dato più
filo da torcere ai tedeschi occupatori. Mahlausen, console tedesco in
Roma, sempre nelle sue memorie, riporta che Kappler aveva paura dei
romani, e lo stesso Kappler, per giustificare la fretta e la segretezza
con cui aveva portato a termine la strage delle Ardeatine, disse durante
il processo che gli fu intentato dal Tribunale militare di Roma che non
si poteva fidare dei romani, che non lo avevano mai aiutato contro i
partigiani, malgrado le promesse di consistenti premi in denaro, e che
quella segretezza era dovuta alla paura delle reazioni dei romani e
della Resistenza ove fossero stati a conoscenza del delitto che i
nazisti stavano per commettere.
I
partigiani romani hanno lasciato sul terreno, dall’8 settembre del ‘43
al 4 giugno del ‘44 circa 1700 caduti; oltre diecimila sono stati i
romani deportati in Germania. Senza dubbio la ritirata frettolosa dei
nazisti da Roma, frutto di probabili accordi presi tra gli Alleati, il
Vaticano, i nazisti e il governo italiano di Badoglio, fu dovuta anche
alla combattività dimostrata dai romani, di cui si stupisce perfino
Kesserling nelle sue memorie, dagli stretti rapporti tra la resistenza
passiva, disarmata, della popolazione, e la durezza degli attacchi
militari e dei sabotaggi condotti dai partigiani in città e nel Lazio.
Comunque
il piano di Mussolini e di Wolff, di difendere Roma casa per casa e di
deportare tutta la popolazione maschile valida dalla città fu
abbandonato come irrealizzabile anche per la risposta che i romani
avevano dato, oltre che con le armi dei loro partigiani, con la
protezione offerta ai combattenti e ai perseguitati di qualsiasi colore,
avendo non solo impedito ai repubblichini di sviluppare una qualche
iniziativa politica, ma anche avendo isolato gli occupatori nazisti da
ogni contatto umano con la popolazione. I nazisti ebbero tutto il tempo
di capire che un’iniziativa antipopolare di massa sarebbe finita, a
Roma, molto peggio che a Napoli.
Fu
anche per questo che se ne andarono con la coda tra le gambe, non
senza, però, lasciare dietro di loro la consueta striscia di sangue, con
i massacri della Storta e del mercato di Poggio Mirteto.
Dal 31 maggio al 2 giugno 2024 a Testaccio, Città dell'Altra Economia - area ex Mattatoio Dibattiti, presentazioni di libri, mostre, spettacoli, concerti,
spazio bambini. Nell'Ottantesimo della Liberazione della città dal nazifascismo,
Roma Libera e Antifascista sempre! Il programma:
31 maggio 2024
16.00
Inaugurazione festa: saluti istituzionali, Lorenza Bonaccorsi, presidente I Municipio,
Miguel Gotor assessore alla Cultura di Roma Capitale e Pierluigi Sanna
vicesindaco Città Metropolitana di Roma
Banda Cecafumo concerto
16.30
Roma liberata e la rinascita del sindacato: intervengono Natale Di Cola,
Gianfranco Pagliarulo, Marina Pierlorenzi, Ilaria Romeo e Giuseppe Sircana,
modera Livia Astolfi
18.00
Nicola Alesini, brani tratti dall’album Un amore partigiano
18.15
Iole Mancini e Luciana Romoli, Il racconto della Resistenza,
Iole Mancini e Concetto Vecchio, “Un amore partigiano” (Feltrinelli),
Luciana Romoli, “Luce. Storia di una partigiana” (People)
18.30
Le donne nella Resistenza romana: con Gemma Calamandrei, Maura Cossutta,
Tutti i giorni Angolo bambini: età 4-8 anni tutti i giorni dalle 16.30 alle 20.00 Mostra Donne R-Esistenti a Roma a cura del Coordinamento Donne ANPI Provinciale Roma “Tina Costa” Mostra Madri Costituenti a cura del Coordinamento Nazionale Donne ANPI Con la collaborazione di “La Città dell’Altra Economia” e “Blue Room” Stand di ANPI Provinciale Roma, CGIL Roma e Lazio, Emergency Roma, Libera Roma,
Rete #NoBavaglio Nei giorni della festa porterà un saluto Roberto Gualtieri, sindaco di Roma e della Città Metropolitana. Servizio di interpretariato in lingua dei segni italiana (LIS) dalla cooperativa Segni di Integrazione - Lazio