28 dicembre 2024

28 dicembre 1943: l'attacco partigiano al carcere di Regina Coeli

 


Nei mesi immediatamente successivi alla difesa di Roma, il dispositivo di guerriglia urbana messo in atto dai GAP (Gruppi di azione patriottica) comunisti e socialisti e dalle SAC (Squadre di azione cittadina) azioniste raggiunge sin da subito un livello di organizzazione ed efficenza considerevole: le azioni del dicembre 1943, in particolare, misero in luce quei caratteri peculiari che fecero della guerriglia partigiana a Roma un fenomeno unico nel contesto della guerriglia partigiana dell'Europa di allora, determinandone la netta differenziazione rispetto ad analoghe esperienze di capitale importanza quali quelle dei GAP di Torino, Genova e Milano. Tra di esse, spicca l'ardimentosa azione compiuta da Mario Fiorentini contro i tedeschi presso il carcere di Regina Coeli.

Il 28 dicembre 1943, alle ore 11:50, il giovane gappista pedala affannosamente sul Lungotevere Gianicolense su una bicicletta: nel cestello trasporta uno spezzone esplosivo destinato a colpire la guarnigione tedesca del carcere di Regina Coeli, ove sono detenuti ebrei, antifascisti e dirigenti della Resistenza romana quali Saragat e Pertini. Giunto all'altezza del carcere, accende la miccia e lancia lo spezzone sul camion dei tedeschi, nella sottostante Via della Lungara. A coprire la fuga imminente vi sono Carla Capponi e Rosario Bentivegna, non distanti dal portone del carcere, e Franco Di Lernia e Lucia Ottobrini dall'altro del lato del Tevere, all'imbocco di Ponte Mazzini. Inforcata la bicicletta, Mario pedala all'impazzata sul ponte, inseguito dalle pallottole dei mitra tedeschi che hanno individuato il responsabile dell'attacco. Giunto incolume a Via dei Banchi Vecchi, dove lo attendono Lucia e Franco Di Lernia, è a tal punto preso dall'adrenalina che continua a pedalare fino a Sant'Agostino, dove si rifugerà nella libreria antiquaria del compagno Fernando Bertoni. L'azione provoca otto morti e diversi feriti tra le fila dei tedeschi, che a partire da quel giorno vietano la circolazione delle biciclette in tutta la capitale: numerosi romani, tuttavia, aggireranno il divieto attaccando alla ruota posteriore una terza ruota ricavata spesso da materiali di fortuna per poter realizzare dei tricicli e aggirare così il divieto.

«Quel Natale del ‘43 lo ricordo come il più triste della mia vita, ma bisognava reagire alla tristezza e allo sconforto. Attaccare i tedeschi era l'unico modo che avevamo per reagire a quella cappa di piombo che avvolgeva Roma. Lo dovevamo agli ebrei deportati e a quelli scampati costretti a vivere come topi; lo dovevamo ai carabinieri e alle loro famiglie che vivevano in una disperante incertezza sulla sorte dei loro cari; lo dovevamo al nostro paese calpestato dalla violenza nazifascista. Non c`è dubbio: noi dovevamo essere d’esempio, perché era l’unico modo che avevamo per riscattarci dalla débâcle dell’8 settembre.»

(Mario Fiorentini, Sette mesi di guerriglia urbana. La Resistenza dei GAP a Roma, a cura di Massimo Sestili, Odradek 2015, p. 63.)

Mario Fiorentini, comandante del GAP centrale "Antonio Gramsci", tre volte decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare, ci ha lasciati il 9 agosto del 2022 all'età di 103 anni.

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