Il 17 aprile 1944, più di novecento uomini tra i 15 e i 60 anni furono deportati prima nei campi di smistamento di Fossoli (Modena) poi nei campi di lavoro in Germania come lavoratori-schiavi impiegati nelle fabbriche chimiche e siderurgiche del terzo reich. La metà tornò a casa. Molti, una volta a Roma, morirono a causa delle esalazioni respirate nelle fabbriche. Il rastrellamento ebbe a capo Herbert Kappler, sanguinario comandante della Gestapo (la polizia segreta della Germania nazista) a Roma e mandante-esecutore del massacro delle Fosse Ardeatine del 24 marzo. In questa borgata erano attive formazioni partigiane del Partito comunista clandestino, del Partito d’Azione, del Partito socialista, di Bandiera Rossa e del Fronte militare clandestino della Resistenza. Da qui partivano le operazioni di sabotaggio delle truppe naziste situate sul fronte di Anzio e Cassino. Un territorio che era stato identificato come VIII zona (insieme a Tor Pignattara, Pigneto, Quarticciolo, Centocelle e Certosa) durante l’occupazione nazista (dal 10 settembre 1943 al 4 giugno 1944) quando Roma fu divisa dal Comitato di Liberazione Nazionale in otto zone per coordinare meglio la lotta contro i nazifascisti. Per dovere di cronaca, Kappler non pagò mai per i suoi crimini e si spense nel 1978 in Germania circondato dall’affetto dei suoi cari.