22 gennaio 2025

22 gennaio 1951: il leggendario combattente Ilio Barontini moriva in un incidente stradale



Ricordiamo oggi, nell'anniversario della scomparsa, il comandante Ilio Barontini, combattente leggendario, “Cavaliere della libertà dei popoli” (così lo definì Arrigo Boldrini). 
Primo segretario della Federazione comunista di Livorno e Segretario della Camera del Lavoro, si batté da subito contro il dilagante squadrismo. Cacciato dall'amministrazione delle Ferrovie dello Stato per il suo antifascismo, nel 1923, fu arrestato e processato e nel 1927 fu deferito al Tribunale speciale. Si sottrasse all'arresto riparando in Unione Sovietica, dove diresse un reparto di uno stabilimento metallurgico. Accorso in Cina per imparare, nell'Esercito popolare di Mao Tse Tung, le tecniche della guerriglia, passò successivamente in Etiopia (dove sarebbe di nuovo tornato a combattere, con il nome di copertura di "Paulus", dopo la caduta della Repubblica spagnola), in aiuto del popolo abissino, aggredito dai colonialisti fascisti.  Nella guerra di Spagna fu Capo di Stato Maggiore della XII Brigata Garibaldi e fu protagonista, tra le altre, della gloriosa battaglia di Guadalajara, nella quale i garibaldini inflissero una sonora sconfitta ai fascisti italiani inviati da Mussolini. 
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, col nome di battaglia “Giobbe” organizzò in Francia i primi gruppi di Francs-tireurs et partisans dei quali divenne Capo di Stato Maggiore. Rientrato in Italia dopo l’8 settembre 1943, col nome di battaglia “Dario” istruì e organizzò i Gruppi di Azione Patriottica a Milano, Torino e in Emilia Romagna, regione nella quale poi comandò insieme a Benigno Zaccagnini il CUMER che guidò fino alla Liberazione. Decorato dall’Unione Sovietica dell’Ordine della Stella Rossa e dagli Stati Uniti della Bronze Star Medal, dopo la guerra fu eletto nel 1946 per il PCI all'Assemblea Costituente e, nel 1948, al Senato della Repubblica, dove fu segretario della Commissione Difesa. Morì di incidente d'auto nei pressi di Firenze il 22 gennaio 1951. 
Antonio Roasio nel libro “Figlio della classe operaia” ricorda: «Aveva sempre con sé una vecchia borsa sgualcita, che certo non poteva passare per quella di un avvocato. Un giorno gli chiesi che cosa custodisse tanto gelosamente: l’aprì, c’erano dei panini, alcuni oggetti personali e dei candelotti di dinamite».

Roma, dicembre 1947. Da sinistra: Vittorio Bardini, Ilio Barontini, Walter Audisio e Francesco Moranino.


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