03 ottobre 2025

9 ottobre 2025 - sit-in davanti al MEF: interrompere ogni relazione economica, politica, commerciale, accademica, militare con Israele


Interrompere ogni relazione economica, politica, commerciale, accademica, militare con Israele


L’ANPI provinciale di Roma, insieme alle realtà associative e politiche che hanno aderito, promuove per il 9 ottobre alle ore 17 un presidio davanti al MEF 

per denunciare la politica genocidaria del governo israeliano, riconosciuta ormai da una maggioranza di stati nel mondo e dall'ONU;  le minacce e gli arresti illeciti (o meglio il sequestro) in acque internazionali nei confronti dei componenti della Global Somud Flotilla, che hanno tentato di rompere l'assedio totalmente illegale della striscia di Gaza per portare viveri e beni di prima necessità e per praticare la solidarietà popolare e difendere il diritto internazionale nel silenzio complice dei governi. Inaccettabili e inadeguate le parole dette al riguardo dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a partire dal suo discorso all'Assemblea delle Nazioni Unite, secondo cui i presunti soccorsi della Global Sumud Flotilla sono un pretesto per attaccare il suo governo. Le grandi mobilitazioni di questi giorni sono state lette e rappresentate solo con parole di condanna contro (gli sparuti) violenti manifestanti che rompono vetrine, cercando di criminalizzare un movimento di popolo pacifico trasversale che vuole pace e giustizia per il popolo palestinese. Il presidente del Consiglio non ha mai usato alcuna parola di sincera condanna contro la criminale politica nei confronti della popolazione inerme palestinese, in Gaza e in Cisgiordania.

Viste le strette ed ininterrotte relazioni economiche e strategico-militari tra lo Stato italiano e quello israeliano, nonostante la politica genocidaria in corso e il sempre più visibile isolamento internazionale di questo, rivendichiamo, secondo lo spirito e la lettera della Costituzione antifascista, l'interruzione di tutti i rapporti, gli scambi e gli accordi economico-commerciali Italia-Israele nonché la totale messa al bando di ogni fornitura diretta e indiretta di materiale militare ed anche di materiale potenzialmente utilizzabile a scopo militare (il cd dual use) con Israele. Venga preteso l’immediato e incondizionato rilascio di tutte le persone sequestrate e garantiti loro tutti i fondamentali diritti umani.

Aggressioni agli studenti e ai professori del Liceo Caravillani e al compagno Andrea per la loro vicinanza al popolo palestinese. Comunicato ANPI Roma e sez. Trullo-Magliana


Il comitato provinciale dell’ANPI di Roma e la sezione ANPI Trullo-Magliana “Franco Bartolini” condannano e denunciano i due gravissimi fatti di violenza squadristica avvenuti nel XII municipio giovedì 2 ottobre, nel primo pomeriggio ai danni di studenti minorenni e di loro insegnanti del Liceo Caravillani e nella serata ai danni di Andrea, medico dello Spallanzani, iscritto alla sezione ANPI Trullo – Magliana e persona impegnata nel volontariato attivo. Tutti loro sono stati aggrediti in quanto “colpevoli” di professare solidarietà e vicinanza alla causa del popolo palestinese.

A fianco del tradizionale squadrismo fascista è da tempo sorto uno squadrismo sionista che colpisce violentemente chi esprime condanna per i crimini commessi dai governi israeliani e solidarietà per la martoriata popolazione palestinese. Ne ricordiamo solo alcune gesta per brevità: le azioni inqualificabili di numerosi personaggi violenti infiltrati tra i manifestanti della comunità ebraica il 25 aprile del 2024 a Porta San Paolo, il pestaggio subito nel maggio 2024 da “Chef Rubio” e i recentissimi attentati dinamitardi contro il csoa La Strada.

Riteniamo che dietro queste azioni vi sia una componente organizzata da non sottovalutare da parte della politica, delle forze dell’ordine e dei media, e ricordiamo che le critiche ai crimini commessi dal governo israeliano e al sionismo coloniale nulla hanno a che fare con l’antisemitismo e che comunque nulla giustifica le azioni di violenza squadristica che vanno perseguite sempre severissimamente, non solo quando qualche sparuto manifestante rompe delle vetrine o lancia uova o imbratta di vernice lavabile qualche monumento.

Esprimiamo vicinanza e solidarietà agli studenti e ai professori del Caravillani e ad Andrea, un compagno di grande e instancabile impegno sociale e profondissimo senso etico.

Combatteremo sempre uniti ogni sopraffazione, ingiustizia, disumanità e violenza!


Il comitato provinciale dell’ANPI di Roma

La sezione ANPI Trullo-Magliana “Franco Bartolini”


02 ottobre 2025

L'ANPI di Roma per Gaza e la Palestina

Invitiamo le compagne e i compagni dell'ANPI a partecipare con fazzoletti, bandiere e striscioni a tutte le iniziative:
- Oggi giovedì 2 ottobre, presidio alle 17:30 al Colosseo angolo Via Labicana. 
- Domani venerdì 3 ottobre - sciopero generale - ore 8:30 Piazza Vittorio angolo Via Buonarroti;
- Sabato 4 ottobre manifestazione nazionale convocata dalle associazioni palestinesi; ore 13:30 Porta San Paolo - Piazzale Ostiense incrocio Viale Campo Boario.

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐅𝐥𝐨𝐭𝐢𝐥𝐥𝐚, 𝐬𝐭𝐨𝐩 𝐚𝐥 𝐠𝐞𝐧𝐨𝐜𝐢𝐝𝐢𝐨!

01 ottobre 2025

Per Gaza, per la Palestina

La Global Sumud Flotilla è stata intercettata poche ore fa in acque internazionali, a circa 70 miglia nautiche dalle coste di Gaza.

Invitiamo le compagne e i compagni a confluire verso il presidio permanente di Piazza dei Cinquecento a Roma e a prender parte alle iniziative che si stanno organizzando in tutta la provincia.

Domani, giovedì 2 ottobre, l'appuntamento per il presidio è alle 18 al Colosseo.

Venerdì 3 ottobre, invitiamo le compagne e i compagni ad aderire allo sciopero generale in sostegno alla Global Sumud Flotilla e per Gaza.

Sabato 4 ottobre, L'ANPI Provinciale di Roma aderisce alla manifestazione nazionale convocata a Roma dalle associazioni palestinesi; l'appuntamento è alle 14 a Piazzale Ostiense, sotto le bandiere dell'ANPI in prossimità della Piramide Cestia.

Tutti gli occhi sulla Flotilla, stop al genocidio!

30 settembre 2025

Quarantotto anni fa, l'assassinio di Walter Rossi per mano fascista

La sera del 30 settembre 1977 il cuore di Walter Rossi, studente universitario di appena vent'anni e militante di Lotta Continua, cessava di battere: era stato assassinato a Piazza Igea con tre colpi di rivoltella alla nuca, sparati ad altezza uomo da alcuni fascisti provenienti dalla vicina sede dell'MSI del quartiere Balduina, nel corso di un pacifico volantinaggio di protesta indetto dai compagni di Walter a seguito delle numerose violenze perpetrate da esponenti dell'estrema destra ai danni di militanti di sinistra in varie zone della capitale, tra cui l'aggressione a Elena Pacinelli, studentessa diciannovenne raggiunta da nove colpi di proiettile e morta mesi più tardi dopo una lunga sofferenza. 

Nel ricordo di Walter ed Elena, l'impegno e la lotta delle antifasciste e degli antifascisti per un mondo migliore.

29 settembre 2025

29 settembre 1944: l'eccidio di Marzabotto

A partire dal maggio 1944, sei vaste operazioni di rastrellamento interessano la zona di Monte Sole, sull'Appennino romagnolo, al confine tra Toscana e Romagna: obiettivo principale dei tedeschi e dei fascisti è la Brigata "Stella Rossa" attiva nel territorio dei comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi, guidata dal leggendario comandante Mario Musolesi "Lupo" e attivamente sostenuta dalla popolazione locale. L'attività di "bandenbekämpfung" ("guerra alle bande") assume proporzioni via via maggiori e forme sempre più cruente in concomitanza con l'intensificazione dell'offensiva alleata tra l'agosto e il settembre 1944: Monte Sole viene a trovarsi nelle immediate retrovie del fronte e si impone la necessità di spezzare il forte legame di solidarietà tra partigiani e popolazione locale. Ogni forma di sopruso e violenza ai danni dei civili è incoraggiata e legittimata dalla circolare del feldmaresciallo Kesselring, comandante supremo della Wehrmacht in Italia, emanata il 17 giugno di quell'anno. 

Il 29 settembre 1944, reparti della 16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS" agli ordini del maggiore Walter Reder, con l'aiuto decisivo di guide e delatori italiani nonché di reparti della Guardia Nazionale Repubblicana, scatenano in un'area compresa tra le valli del Setta e del Reno avente come epicentro Monte Sole una vastissima operazione di rastrellamento, bruciando case e cascinali, ammazzando animali e trucidando donne, uomini e persino bambini con inusitata crudeltà. Individuato il comando della "Stella Rossa" da parte dei nazifascisti, il comandante "Lupo" muore nel combattimento, mentre parte della brigata riesce ad effettuare delle operazioni di sganciamento e a disperdersi in parte sulle montagne circostanti, in parte in prossimità delle vicine linee alleate. Il bilancio dell'eccidio, che si conclude il successivo 5 ottobre, è di 770 vittime di cui 216 bambini, 142 ultrasessantenni, 316 donne.

Come le vicende di Marzabotto dimostrano con chiarezza, le stragi di civili da parte dei nazifascisti non rappresentano - come vorrebbe certa vulgata revisionista - la risposta diretta a singole azioni condotte dai partigiani, ma si configura piuttosto quale strumento privilegiato per affermare il proprio dominio su un territorio la cui popolazione forniva in varia misura sostegno e appoggio alle bande dei ribelli.

27 settembre 2025

Dieci anni senza Pietro Ingrao

Dieci anni fa ci lasciava Pietro Ingrao, militante antifascista, partigiano e dirigente comunista.

«La guerra di Spagna aveva significato per lui (che si era classificato terzo con una poesia ai Littoriali della cultura e dell'arte e che da poco si era iscritto ai corsi del neonato Centro sperimentale di cinematografia), una sorta di spartiacque tra fascismo e antifascismo. Lasciato il Centro di cinematografia, il 1939 vede il giovane Ingrao attivo nei gruppi antifascisti studenteschi dell'Università di Roma. Nel 1940 entra nell'organizzazione comunista clandestina. Ricercato dalla polizia e denunciato al Tribunale speciale ripara in Calabria, dove continua l'attività politica. Passa poi a Milano, dove redige l'Unità clandestina. Il 25 luglio 1943, alla caduta del governo di Mussolini, è Pietro Ingrao che, in una improvvisata manifestazione ai bastioni di Porta Venezia, tiene in piazza Oberdan il primo comizio antifascista. Dopo l'armistizio, prende parte alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza. Tornato nella Capitale nel marzo 1944, Ingrao entra nel comitato clandestino della Federazione comunista romana. Dopo la Liberazione, il suo partito gli affida incarichi di sempre maggior rilievo: direttore de l'Unità di Roma dal 1947 al 1956; membro del CC del PCI dal VI Congresso del 1948; membro della Direzione dalla IV Conferenza nazionale del 1955; deputato dal 1948 per dodici legislature fino a quando, nel 1992, chiede di non essere ricandidato; nella Segreteria del PCI dal 1956 al 1966, quando al Congresso del suo partito (nel quale rappresenta la sinistra), rivendica il diritto al dissenso.»

https://www.anpi.it/biografia/pietro-ingrao

26 settembre 2025

Dieci anni senza Lucia Ottobrini, partigiana combattente, Medaglia d'Argento al Valor Militare


Dieci anni fa ci lasciava l'indimenticata Lucia Ottobrini, partigiana combattente nei GAP centrali e moglie del comandante Mario Fiorentini.

Nata da emigrati italiani a Mulhouse in Alsazia, ove visse sino al 1939 apprendendo il francese e il tedesco, al rientro della famiglia in Italia trovò un impiego presso il Ministero del Tesoro. Nel 1943, ad appena 18 anni, entrò nella Resistenza romana (i nomi scelti a copertura furono "Maria" e "Leda") e fece parte dei GAP centrali. Tra le tante azioni alle quali ha partecipato, quella con Marisa Musu e Carla Capponi dinnanzi alla caserma dell'81° Reggimento Fanteria di Via Giulio Cesare, per ottenere la liberazione dei civili arrestati; quelle per l'approntamento dei campi di lancio per gli aerei alleati; l'attacco ai fascisti in via Tomacelli; l'azione gappista di via Rasella. Per il ruolo svolto nel movimento resistenziale romano, è stata insignita di Medaglia d'Argento al Valor Militare. Nel dopoguerra ha sposato il matematico Mario Fiorentini, allora studente e, durante l'occupazione di Roma, comandante del GAP "A. Gramsci".

«Fu il fatto di aver passato la prima parte della mia esistenza in un ambiente proletario e i miei trascorsi in Francia, che fecero maturare in me la coscienza di stare dalla parte degli operai e del popolo.»

vedi anche:





25 settembre 2025

25 settembre 1896: nasce Sandro Pertini

Il 25 settembre 1896 nasceva a Stella, piccolo comune sul montagne del savonese, nella frazione di San Giovanni, il socialista, perseguitato politico, antifascista e Presidente della Repubblica Alessandro Pertini, detto Sandro. 

Avvicinato alle idee socialiste dal suo professore di liceo Adelchi Baratono, pur convintamente pacifista è costretto a partecipare alla Grande Guerra: con il grado di sottotenente di complemento di un plotone mitraglieri si distingue nell'agosto del 1917 nell'assalto alle posizioni austroungariche sul Monte Jelenik, nel settore della Bainsizza, meritando una Medaglia d'Argento al Valor Militare. Durante il conflitto, ridotto in fin di vita dal gas fosgene, è salvato dall'intervento del proprio attendente.

Terminato il servizio militare, tra il 1919 e il 1924 si dedica agli studi di Giurisprudenza a Genova e poi a Modena, coronati dalla laurea nel 1923, cui fa seguito una seconda laurea in Scienze politiche conseguita a Firenze nel 1924. Sono questi gli anni in cui il giovane Pertini matura la propria adesione al Partito Socialista Italiano, destinata a durare per tutta la sua esistenza, coniugata allo strenuo e tenace impegno in difesa delle classi lavoratrici. Arrestato una prima volta nel 1925 per aver diffuso un opuscolo antifascista, l'anno successivo è condannato a cinque anni di confino nel clima repressivo che segue al fallito attentato del giovane Anteo Zamboni contro Mussolini. Espatria in Francia, dove mantiene i contatti con i maggiori esponenti della Concentrazione antifascista e si mantiene svolgendo i mestieri più umili e disparati (muratore, manovale, imbianchino, lavatore di taxi): dalla Francia, assieme a Ferruccio Parri e Carlo Rosselli e in collaborazione con Adriano Olivetti, organizza l'espatrio clandestino del leader socialista Filippo Turati. Tornato segretamente in Italia, è condannato a dieci anni di carcere, cui si aggiungeranno altri cinque anni di confino a Ventotene nel 1940: solamente il 13 agosto 1943 Pertini torna in libertà, riuscendo a ottenere la liberazione di tutti gli altri compagni di prigionia socialisti, comunisti e anarchici. Alla fine di agosto partecipa a Roma alla riorganizzazione del Partito Socialista di Unità Proletaria, nel quale confluiscono il Movimento di Unità Proletaria di Lelio Basso e l'Unione Proletaria Italiana, divenendone vicesegretario assieme a Carlo Andreoni. 

Il 10 settembre 1943 combatte a Porta San Paolo e nei successivi mesi della clandestinità è a capo dell'organizzazione militare socialista, oltre a rappresentare il PSIUP in seno al CLN romano. Arrestato il 15 ottobre assieme a Giuseppe Saragat, Mario Zagari e Achille Corona, è detenuto nel sesto braccio di Regina Coeli, dal quale sarebbe uscito solamente per essere condotto alla fucilazione: un audace piano escogitato da Giuliano Vassalli, Massimo Severo Giannini e Giuseppe Gracceva, portato a compimento da Alfredo Monaco, medico del carcere, e dalla moglie di quest'ultimo, Marcella, in collaborazione con l'avvocato Filippo Lupis, ne permette la scarcerazione il 25 gennaio 1944. Tornato in libertà, riprende la lotta clandestina nel nord, partecipando all'insurrezione di Firenze dell'agosto di quell'anno e assumendo il ruolo di segretario del PSIUP nell'Italia occupata e di rappresentante del partito all'interno del CLNAI. In tale veste, approva l'assunzione di tutti i poteri da parte del CLN la mattina del 25 aprile 1945, annunciando alla radio il celebre proclama "Arrendersi o perire" e tenendo un affollato comizio in Piazza Duomo. L'attività di Pertini durante la Resistenza gli vale la Medaglia d'Oro al Valor Militare. 

Nel dopoguerra è deputato all'Assemblea Costituente, nel 1948 è eletto senatore e dal 1953 in poi siede ininterrottamente nella Camera dei Deputati, di cui è eletto Presidente nel 1963, nel 1968 e nel 1972. Il 9 luglio 1978 è eletto Presidente della Repubblica con 832 voti su 995, carica che ricopre sino al 1985; dal Quirinale intreccia un fitto dialogo con il Paese e soprattutto con i giovani e i giovanissimi, meritandosi una enorme popolarità. Muore a Roma il 24 febbraio 1990.

Lo ricordiamo con una delle sue più celebri frasi sulla natura intrinsecamente antifascista della Costituzione, dedicandola a chi ha ancora difficoltà a riconoscere questa verità storica.

23 settembre 2025

Strage di Bologna - 45 anni per arrivare alla verità. 1 ottobre 2025 ore 17:00 Sala Santa Rita


Strage di Bologna - 45 anni per arrivare alla verità. 1 ottobre 2025 ore 17:00 Sala Santa Rita - Via Montanara 8 Roma.

- Maya Vetri (capo segr. Ass.Cultura Roma Capitale)
- Roberto Scarpinato (senatore della Repubblica),
- Ilaria Moroni (direttrice Archivio Flamigni),
- Alessia Merluzzi (avvocata familiari vittime della strage di Bologna),
- Davide Conti (storico, consulente della Procura di Bologna),
- Sergio Amato (figlio del giudice Mario Amato)
- Marina Pierlorenzi (presidente ANPI provinciale Roma)

Prenotazione obbligatoria -  anpi.roma@gmail.com

La strage di Bologna fu un attentato neofascista effettuato alle 10:25 di sabato 2 agosto 1980 alla stazione Centrale di Bologna. Un ordigno, posto nella sala d'aspetto di seconda classe, esplose provocando la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. Si tratta del più grave attentato terroristico commesso nel Paese nel secondo dopoguerra, da molti indicato come l'atto culminante della strategia della tensione.

Dopo 45 lunghissimi anni di indagini e depistaggi si è giunti finalmente alla conclusione del complesso iter giudiziario che ha riconosciuto come autori materiali della strage i terroristi Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, neofascisti appartenenti ai NAR, assieme a Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. Altro personaggio importante, Paolo Bellini, "il quinto uomo" della strage, è stato condannato all'ergastolo per concorso in strage.

"Una democrazia compiuta non avrebbe dovuto permettere che il tragico peso della strage di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e 200 feriti) ricadesse interamente per decenni sulle spalle e sulla memoria personale delle vittime e dei loro familiari. Tuttavia, pur rappresentando un prisma con cui poter leggere non solo le tante sfaccettature complesse e contraddittorie del nostro tempo ma anche i caratteri, le forme e la china assunta dalla democrazia nata dalla Resistenza (o forse proprio per questo), il più grave eccidio di civili della storia della Repubblica ha subìto per quaranta anni una sorta di esilio confutativo..." Davide Conti


23 settembre 1943: il sacrificio di Salvo D'Acquisto

Fucilato dai nazisti a Palidoro il 23 settembre 1943.
Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria.  

Come tanti meridionali, si era arruolato nei Carabinieri nel 1939. L'anno successivo, aggregato alla 608ª Sezione dell'Aeronautica, era stato trasferito in Africa settentrionale. Era tornato in Italia, nel 1942, per seguire un corso per sottufficiali a Firenze. L'8 settembre 1943 lo colse a Roma, dove con il grado di vicebrigadiere, fu assegnato alla caserma dei carabinieri di Torre in Pietra. In quella località, la sera del 22 settembre, un'esplosione, avvenuta in una vicina caserma abbandonata dalle Guardia di Finanza, uccise due militari tedeschi e ne ferì alcuni altri che vi si erano acquartierati. Alcune bombe a mano, dimenticate dalle "Fiamme gialle" in una cassa, erano esplose quando i tedeschi vi si erano messi a curiosare. Fu il pretesto per organizzare un rastrellamento e il mattino i tedeschi si presentarono alla Stazione dei carabinieri trascinandovi 22 civili, fermati casualmente nei dintorni: per dare una sembianza di legalità a quello che si proponevano di fare, chiesero la presenza del comandante della Stazione. Il maresciallo non c'era e il vice brigadiere D'Acquisto fu costretto a seguire i tedeschi con i loro prigionieri sino a Palidoro. Dopo un sommario interrogatorio, durante il quale ciascuno professò la propria estraneità al fatto, l'ufficiale che comandava il drappello tedesco ordinò che a tutti i 22 civili fosse data una pala perché si scavassero la fossa. A questo punto il vice brigadiere, compreso che i tedeschi avrebbero ucciso tutti i prigionieri, per salvare 22 innocenti si accusò del preteso attentato. D'Acquisto fu fucilato sul posto. I civili vennero tutti rilasciati.

Questa la motivazione della Medaglia d'Oro al VM: «Esempio luminoso d'altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita. Sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così - da solo - impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma».

23 settembre 1943: l'eccidio di Cefalonia

La sera dell'8 settembre 1943, l'intercettazione di una trasmissione della BBC informa gli 11.500 soldati e ufficiali della Divisione "Acqui", di stanza sull'isola greca di Cefalonia, nel Mar Ionio, della stipula dell'armistizio tra il governo italiano e i comandi militari alleati del Mediterraneo. Quando iniziano a giungere le prime notizie relative al disarmo e alla deportazione in Germania dei reparti dell'esercito di occupazione italiano, il generale Gandin, comandante della "Acqui", cerca di guadagnare tempo per poter trattare il rimpatrio dei suoi soldati con il tenente colonnello Barge, comandante della guarnigione tedesca di stanza sull'isola, prospettiva che si rivelerà ben presto irrealizzabile. Frattanto alcuni soldati scelgono di cedere le armi e arrendersi, mentre alcuni ufficiali - tra cui i capitani Renzo Apollonio e Amos Pampaloni - scelgono di resistere ai tentativi di disarmo. 

Il 13 settembre, dopo che il giorno precedente alcuni artiglieri di una batteria costiera erano stati presi prigionieri dai tedeschi, che già stavano tentando uno sbarco nella zona di Argostoli, si avvia una consultazione tra tutti i soldati e gli ufficiali della "Acqui", i quali scelgono a maggioranza di non arrendersi. Sebbene sussistano alcuni dubbi sulla reale storicità di questa votazione, il giorno stesso arriva dai comandi italiani l'ordine di combattere.

La battaglia inizia il 15 settembre e durerà per un'intera settimana, sino al successivo 22 settembre: nonostante la schiacciante superiorità numerica, la ritirata dei reparti italiani dallo strategico promontorio di Kardakata verso l'interno dell'isola favorirà le truppe tedesche della 104. Jäger-Division, cui si uniranno i reparti da montagna della 1. Gebirgs-Division, al comando del generale Lanz. Le truppe tedesche hanno ricevuto direttamente da Hitler l'ordine di non fare prigionieri: i soldati italiani che si arrendono vengono fucilati sul posto. 

Il 23 settembre, all'indomani della resa, iniziano le fucilazioni di massa: il generale Gandin, dopo un processo sommario, è ucciso il 24 settembre assieme ai suoi ufficiali nel cortile della famigerata Casetta Rossa, presso Capo San Teodoro, mentre anche nella vicina Corfù i soldati italiani cadono vittime dei plotoni di esecuzione tedeschi. I soldati superstiti, imbarcati su navi appena in grado di galleggiare e cariche sino all'inverosimile, annegheranno in gran parte a seguito del loro affondamento; i restanti 6500 verranno trasportati nei campi di detenzione in Germania, da dove in molti non faranno ritorno.

20 settembre 2025

20 settembre: Giornata dell'internato militare italiano

Con la legge 13 gennaio 2025, n. 6, art. 1, comma 1, la Repubblica Italiana riconosce il 20 settembre di ogni anno quale 𝐺𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎𝑡𝑖 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑛𝑒𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑡𝑒𝑑𝑒𝑠𝑐ℎ𝑖 𝑑𝑢𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑎 𝐺𝑢𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑖𝑎𝑙𝑒, in ricordo dei più di 600.000 militari italiani deportati in Germania all'indomani dell'8 settembre. La data individuata per la ricorrenza coincide con quella in cui, nel 1943, Hitler decretò l'attribuzione ai nuovi detenuti dell'universo concentrazionario nazista dello status di "internati militari", privandoli così delle tutele che la Convenzione di Ginevra stabilisce per i prigionieri di guerra. 

I militari italiani, prontamente disarmati dalle truppe tedesche di stanza in Italia, nelle isole, nella penisola balcanica e in Grecia, furono deportati nei lager disseminati tra la Germania e la Polonia, spesso costretti a contribuire come lavoratori coatti allo sforzo bellico tedesco in condizioni di durissime privazioni, sottoposti agli abusi degli alleati di un tempo, ridotti alla fame più nera ed esposti sia al rigido clima dell'Europa continentale che al rischio costante dei bombardamenti alleati. Il governo di Salò e lo stesso Mussolini non si adoperarono mai significativamente per alleviarne le precarie condizioni di vita, ma tentarono invano di reclutare tra gli IMI un numero di uomini sufficiente a permettere la formazione di nuove divisioni da inquadrare nell'Esercito Nazionale Repubblicano: si calcola che meno del 20% degli internati scelse di aderire alla Repubblica di Salò e che, tra di essi, una quota considerevole disertò al ritorno in Italia per unirsi alle formazioni partigiane. 

Fedeli al proprio rifiuto della guerra e del fascismo, la stragrande maggioranza degli internati preferì la reclusione alla prospettiva di riprendere le armi per Mussolini: più di 60.000 uomini non fecero ritorno, mentre molti di più furono quanti ebbero a subire traumi fisici e psicologici in maniera permanente.

19 settembre 2025

Quarant'anni fa moriva Italo Calvino

Quaranta anni fa, il 19 settembre 1985, moriva a Roma il partigiano e scrittore Italo Calvino.

Figlio di Eva Mameli, prima donna ad occupare una cattedra di botanica in Italia, e dell'agronomo Mario Calvino, socialista originario di Sanremo, il giovane Italo matura nell'ambiente cosmopolita e multiculturale d'anteguerra della cittadina ligure quegli ideali che lo porteranno ad aderire alla Resistenza.

Alla nascita della Repubblica di Salò, Calvino si dà alla macchia sulle colline a monte di Sanremo, per poi unirsi ad una formazione denominata "Brigata Alpina" attiva nei comuni di Baiardo e Ceriana, passando poi tra le fila dei garibaldini della IX Brigata Garibaldi, successivamente II Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", e infine tra i gappisti del GAP "Giacomo Matteotti" di Sanremo. Catturato dai fascisti e costretto ad arruolarsi nell'esercito repubblichino, diserta e ritorna tra le formazioni garibaldine, questa volta tra i partigiani della V Brigata Garibaldi "Luigi Nuvoloni", sempre appartenente alla II Divisione, assieme al fratello Floriano. Partecipa a numerose battaglie e scontri a fuoco, tra i quali il combattimento di Baiardo del 10 marzo 1945 che vedrà i partigiani vittoriosi su una compagnia di bersaglieri della RSI; scrive diversi articoli su numerose testate clandestine quali "Il Garibaldino", "La nostra lotta", "La Voce della Democrazia" e "L'Unità".

Nel dopoguerra proseguirà il proprio impegno aderendo al PCI e rievocando i mesi della lotta partigiana nella raccolta di racconti "Ultimo viene il corvo" e, soprattutto, nel romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno". Muore a Siena il 19 settembre 1985.

" [...] Fu in questo clima che io scrissi il mio libro, con cui intendevo paradossalmente rispondere ai ben pensanti: «D'accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po' storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un'elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potreste mai sognarvi di essere!»"

(Dalla prefazione a "Il sentiero dei nidi di ragno", Mondadori 2016, p. XIII)

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