25 settembre 2025

25 settembre 1896: nasce Sandro Pertini

Il 25 settembre 1896 nasceva a Stella, piccolo comune sul montagne del savonese, nella frazione di San Giovanni, il socialista, perseguitato politico, antifascista e Presidente della Repubblica Alessandro Pertini, detto Sandro. 

Avvicinato alle idee socialiste dal suo professore di liceo Adelchi Baratono, pur convintamente pacifista è costretto a partecipare alla Grande Guerra: con il grado di sottotenente di complemento di un plotone mitraglieri si distingue nell'agosto del 1917 nell'assalto alle posizioni austroungariche sul Monte Jelenik, nel settore della Bainsizza, meritando una Medaglia d'Argento al Valor Militare. Durante il conflitto, ridotto in fin di vita dal gas fosgene, è salvato dall'intervento del proprio attendente.

Terminato il servizio militare, tra il 1919 e il 1924 si dedica agli studi di Giurisprudenza a Genova e poi a Modena, coronati dalla laurea nel 1923, cui fa seguito una seconda laurea in Scienze politiche conseguita a Firenze nel 1924. Sono questi gli anni in cui il giovane Pertini matura la propria adesione al Partito Socialista Italiano, destinata a durare per tutta la sua esistenza, coniugata allo strenuo e tenace impegno in difesa delle classi lavoratrici. Arrestato una prima volta nel 1925 per aver diffuso un opuscolo antifascista, l'anno successivo è condannato a cinque anni di confino nel clima repressivo che segue al fallito attentato del giovane Anteo Zamboni contro Mussolini. Espatria in Francia, dove mantiene i contatti con i maggiori esponenti della Concentrazione antifascista e si mantiene svolgendo i mestieri più umili e disparati (muratore, manovale, imbianchino, lavatore di taxi): dalla Francia, assieme a Ferruccio Parri e Carlo Rosselli e in collaborazione con Adriano Olivetti, organizza l'espatrio clandestino del leader socialista Filippo Turati. Tornato segretamente in Italia, è condannato a dieci anni di carcere, cui si aggiungeranno altri cinque anni di confino a Ventotene nel 1940: solamente il 13 agosto 1943 Pertini torna in libertà, riuscendo a ottenere la liberazione di tutti gli altri compagni di prigionia socialisti, comunisti e anarchici. Alla fine di agosto partecipa a Roma alla riorganizzazione del Partito Socialista di Unità Proletaria, nel quale confluiscono il Movimento di Unità Proletaria di Lelio Basso e l'Unione Proletaria Italiana, divenendone vicesegretario assieme a Carlo Andreoni. 

Il 10 settembre 1943 combatte a Porta San Paolo e nei successivi mesi della clandestinità è a capo dell'organizzazione militare socialista, oltre a rappresentare il PSIUP in seno al CLN romano. Arrestato il 15 ottobre assieme a Giuseppe Saragat, Mario Zagari e Achille Corona, è detenuto nel sesto braccio di Regina Coeli, dal quale sarebbe uscito solamente per essere condotto alla fucilazione: un audace piano escogitato da Giuliano Vassalli, Massimo Severo Giannini e Giuseppe Gracceva, portato a compimento da Alfredo Monaco, medico del carcere, e dalla moglie di quest'ultimo, Marcella, in collaborazione con l'avvocato Filippo Lupis, ne permette la scarcerazione il 25 gennaio 1944. Tornato in libertà, riprende la lotta clandestina nel nord, partecipando all'insurrezione di Firenze dell'agosto di quell'anno e assumendo il ruolo di segretario del PSIUP nell'Italia occupata e di rappresentante del partito all'interno del CLNAI. In tale veste, approva l'assunzione di tutti i poteri da parte del CLN la mattina del 25 aprile 1945, annunciando alla radio il celebre proclama "Arrendersi o perire" e tenendo un affollato comizio in Piazza Duomo. L'attività di Pertini durante la Resistenza gli vale la Medaglia d'Oro al Valor Militare. 

Nel dopoguerra è deputato all'Assemblea Costituente, nel 1948 è eletto senatore e dal 1953 in poi siede ininterrottamente nella Camera dei Deputati, di cui è eletto Presidente nel 1963, nel 1968 e nel 1972. Il 9 luglio 1978 è eletto Presidente della Repubblica con 832 voti su 995, carica che ricopre sino al 1985; dal Quirinale intreccia un fitto dialogo con il Paese e soprattutto con i giovani e i giovanissimi, meritandosi una enorme popolarità. Muore a Roma il 24 febbraio 1990.

Lo ricordiamo con una delle sue più celebri frasi sulla natura intrinsecamente antifascista della Costituzione, dedicandola a chi ha ancora difficoltà a riconoscere questa verità storica.

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