Domani 2 febbraio ore 11, al forte Bravetta sarà eseguita la sentenza di condanna alla pena capitale pronunziata nell’udienza del 27 gennaio scorso dal Tribunale di campo tedesco di Roma a carico dei seguenti individui:
Nel mese di dicembre 1943 la formazione di Bandiera Rossa,
particolarmente attiva sul piano militare, si è resa protagonista di
un’iniziativa “clamorosa” nella città: ha diffuso volantini in vari cinema e
teatri, che informano la cittadinanza dei delitti commessi dalla banda
Bardi/Pollastrini da poco sciolta dalle autorità tedesche.
Davanti al cinema Principe vengono arrestati Romolo
Iacopini, Augusto Paroli, Ricciotti de Lellis e Amerigo Onofri. Guerrino
Sbardella riesce a sottrarsi alla cattura fuggendo dal cinema, ma viene
arrestato dalle SS la sera stessa nella sua abitazione; il 9 viene preso Ettore
Arena.
L’11 dicembre vengono arrestati in casa di Enzio Malatesta,
dove stanno meditando un attentato contro automezzi tedeschi a Capannelle, lo
stesso Malatesta, Carlo Merli, Ottavio Cirulli e Gino Rossi e, nei giorni
successivi, Rolando Paolorossi e Filiberto Zolito. L’ondata di fermi continua a
colpire la formazione per tutto il mese: nelle mani delle SS finiscono Branko
Bitler, Benvenuto Badiali e Herta Katerina Hebering.
Il 2 febbraio 1944 vengono fucilati a Forte Bravetta.
Brevi biografie dei partigiani fucilati, in ordine
alfabetico:
Ettore Arena - Nato
a Catanzaro il 17 gennaio 1923, morto a Roma il 2 febbraio 1944, tornitore,
Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Giovanissimo si trasferisce in Germania per lavoro ma viene
espulso. Nel 1942 è internato a Pisticci. In servizio come allievo elettricista
nella Marina militare, si trovava a Venezia al momento dell'armistizio.
Sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, riuscì fortunosamente a giungere a
Roma, dove risiedevano i suoi famigliari. Nella capitale, prese parte alla
resistenza armata militando, sin dall'ottobre 1943, nelle file del movimento
"Bandiera Rossa" diventando membro del Comitato Romano della
formazione e intimo collaboratore di Romolo Iacopini. In particolare è
incaricato di custodire delle armi, che nasconde in un punto del greto del
Tevere. Ettore Arena al momento dell’arresto nel dicembre 1943, si trova al
caffè Picarozzi in piazza Esedra, assieme ad alti tre compagni con i quali
discute sulla scelta della persona che dovrà sostituire Iacopini che è stato
arrestato. Un mese dopo fu processato da un tribunale di guerra tedesco.
Condannato a morte con altri coimputati, il giovane fu fucilato con loro a
Forte Bravetta.
Branko Bitler, 38
anni, sposato, del Comitato esecutivo di Bandiera Rossa, è un impresario
teatrale di origine croata. Ospita nel proprio appartamento vari prigionieri
inglesi, si occupa dei contatti con gli alleati e fa parte del Comando militare
per le bande esterne. Durante il processo che lo vede imputato, grida ai
giudici che combatte assieme al popolo italiano per gli stessi ideali per i
quali ha combattuto nel proprio paese.
Ottavio Cirulli
37 anni, calzolaio, di Foggia durante il fascismo è costretto all’esilio in
Russia, per non essere confinato. Dopo un breve periodo torna però a Roma ed
entra in Bandiera Rossa già subito dopo il 25 luglio.
Romolo Iacopini - Operaio
specializzato, di 45 anni. Nato a Roma il 9 febbraio 1898 da Nazzareno e da
Maria Rischione. Fin da ragazzo aveva coltivato la passione della metallurgia,
specializzandosi in caldaie a vapore e motori a scoppio. Combatté nella prima
guerra mondiale e fu ferito in battaglia. Alla fine del conflitto si
specializzò in apparecchi di precisione e fu assunto alla Scalera Film di
Cinecittà. Comunista, dopo l'occupazione tedesca della capitale diventò capo di
Bandiera Rossa nella V zona (quartiere Trionfale). Insieme ad altri esponenti
socialisti e comunisti, organizzò un gruppo di alcune centinaia di partigiani,
nascondendo prigionieri inglesi, compiendo colpi di mano contro convogli
tedeschi (ad es. fa saltare alla stazione del Littorio un vagone carico di
armi), sottraendo armi e munizioni ai nazifascisti, diffondendo stampa
clandestina. Il suo coraggio e il suo spirito di sacrificio gli fecero
guadagnare l'appellativo di "Comandante di Trionfale". Pochi giorni
prima dell’arresto, fu avvertito della presenza di delatori all'interno del suo
gruppo, e in particolare di un tale Biagio Roddi. Il 6 dicembre del '43, quando
fu organizzata una distribuzione "generale" di volantini in tutti i
cinema romani, le SS andarono a cercarlo a casa, in via Leone IV, guidate
proprio da Roddi. Iacopini, accortosi del pericolo, avvertì i compagni che si
trovavano nel vicino Cinema Principe, salvando loro la vita, ma fu arrestato
insieme ad Augusto Latini. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, vi rimase per
oltre un mese, subendo 24 interrogatori e la tortura. Trasferito a Regina
Coeli, il 28 gennaio fu processato dal Tribunale militare di guerra tedesco e
condannato a morte. Fu fucilato il 2 febbraio del ‘44 a Forte Bravetta insieme
a Ettore Arena, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Gino Rossi, Guerrino Sbardella e
altri cinque partigiani.
Enzio Malatesta - Nato
ad Apuania (Massa Carrara) il 22 ottobre 1914, fucilato a Roma il 2 febbraio
1944, giornalista, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Figlio di Alberto Malatesta, ex deputato socialista di
Novara. Prima insegnante al liceo Parini di Milano poi direttore della rivista
“Cinema e teatro”, all’inizio del conflitto diventa giornalista e redattore
capo del “Giornale d’Italia”. Già dal 1942 Malatesta tenta di organizzare,
sull’esempio jugoslavo, bande partigiane nella provincia di Roma. La sua casa
di piazza Cairoli è un punto d’incontro per tutti gli antifascisti. Durante i
“45 giorni” e poi dopo l’8 settembre, avvicina ufficiali dell’esercito rimasti
sbandati e intenzionati a combattere. Nei primi di ottobre entra a far parte
del Comitato Esecutivo di Bandiera Rossa.
Ha il compito di organizzare e mantenere in contatto le
cosiddette Bande Esterne che agiscono nelle zone settentrionali di Roma e nel
Lazio e di aiutare i prigionieri inglesi evasi: la sua attività costituisce un
anello importante nei rapporti tra il movimento e parte del Cln, in particolare
i socialisti.
Catturato dalle SS tedesche l'11 dicembre 1943 ed accusato
di aver organizzato formazioni armate, si assunse coraggiosamente ogni
responsabilità, scagionando i compagni. Processato, fu condannato a morte e
portato di fronte al plotone di esecuzione a Forte Bravetta.
Carlo Merli - Nato
a Milano il 2 gennaio 1913, fucilato a Roma il 2 febbraio 1944, giornalista.
Aderente al "Movimento Comunista d'Italia-Bandiera
Rossa", nei primi di ottobre diviene componente del Comitato esecutivo e
del Comando militare per le bande esterne. Merli fu arrestato dai tedeschi a
Roma l'11 dicembre 1943. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, il giornalista fu
poi condotto davanti a un tribunale nazista che lo condannò a morte per
"partecipazione a banda armata". Merli fu fucilato a Forte Bravetta
insieme al suo amico Enzio Malatesta.
Augusto Paroli
era un operaio dei Monopoli di Stato e sin dal Settembre del 1943, oltre a
cooperare con i Compagni di Valle Aurelia, affiancò Romolo Inchini nella lotta
antifascista. Augusto Paroli coordina il lavoro delle staffette e custodisce un
deposito d’armi. Il 6 Dicembre, dopo aver lanciato dei manifestini antifascisti
nei cinema Imperiale, Bernini e Barberini, fu arrestato su segnalazione di una
spia. Morì a Forte Bravetta, con altri dieci Compagni di Bandiera Rossa, il 2
febbraio 1944.
Gino Rossi, “Bixio” -
medaglia d’oro al Valor Militare. Architetto, sposato, tenente colonnello
dell’esercito, si unisce al Mcd’I, assieme ai soldati che riesce a trattenere
dallo sbandamento dell’8 settembre e che organizza sul Monte Circeo. Fornisce
all’esercito anglo-americano un piano operativo per l’occupazione delle regioni
del Lazio e dell’Abruzzo e tenta di organizzare un centro di resistenza a Borgo
Vodice, ma senza successo. Entra a far parte del Comitato Esecutivo di Bandiera
Rossa. Viene arrestato ad Albano, i primi di novembre, mentre si reca a Roma
per incontrarsi con Malatesta.
Guerrino Sbardella - Nato
a Colonna (Roma) il 4 gennaio 1916, fucilato a Roma il 2 febbraio 1944,
tipografo.
Padre di due figli, quando le truppe tedesche occuparono la
Capitale, partecipò ad azioni di sabotaggio organizzate dalle bande di
"Bandiera Rossa" (di cui era caposettore per la zona di
Torpignattara), combatté con i GAP nel quartiere Trionfale e organizzò un deposito
d'armi a Villa Certosa. Il 6 dicembre del '43, Sbardella fu fermato dai
fascisti mentre lanciava manifestini "sovversivi" dal loggione del
cinema "Principe". Riuscì a fuggire, con l'aiuto dei compagni che
erano con lui in appoggio, ma giunto a casa, quella stessa notte, fu arrestato
dalle SS su segnalazione di alcuni delatori. Rinchiuso nel carcere di via Tasso
e seviziato, Sbardella fu poi trasferito a Regina Coeli. Condannato a morte il
28 gennaio del '44 dal Tribunale militare di guerra tedesco, fu fucilato sugli
spalti di Forte Bravetta, insieme ad altri dieci patrioti, tra i quali Ezio
Malatesta ed Ettore Arena.
Filiberto Zolito -
romano, calzolaio di 49 anni, sposato, usa la cantina della sua abitazione per
nascondere le armi del Movimento. Al momento dell’arresto, il 15 dicembre 1943,
vengono rinvenute nella sua abitazione due rivoltelle, una scorta di munizioni
e una bomba a mano.
A via della Lupa è stata eretta una lapide a suo ricordo.