Alle 19:08 del 23 dicembre 1984 esplose una bomba in una carrozza del treno rapido 904 che viaggiava da Napoli a Milano. Il treno si trovava all’interno della Grande galleria dell’Appennino, tra Firenze e Bologna. Erano i giorni vicini al Natale e il treno era pieno di passeggeri (circa 700).
La bomba fu attivata a distanza con un telecomando: 15 persone morirono sul colpo, un’altra poco dopo, a causa dei traumi riportati. Più di 260 persone rimasero ferite. L’esplosione avvenne in mezzo al tunnel, ciò complicò notevolmente le operazioni di soccorso. Inevitabilmente la strage del 1984 fu associata a quella del treno Italicus, di dieci anni prima in quella stessa galleria.
Inizialmente l’attentato fu rivendicato da vari gruppi neofascisti, ma in seguito la strage del 1984 fu riconosciuta come la prima della strategia stragista e terrorista mafiosa. Le indagini si indirizzano verso diversi esponenti di Cosa Nostra, della camorra e di alcune organizzazioni di estrema destra. La figura principale fu individuata in Giuseppe Calò, un mafioso che ebbe rapporti con la banda della Magliana, con la P2 e con il Vaticano. Si individuò una rete molto opaca di rapporti che coinvolgeva Cosa Nostra, la camorra e gruppi neofascisti, ma nel procedimento per la “strage di Natale” che si chiuse nel novembre del 1992, la mafia siciliana venne ritenuta l’unica responsabile dell’attentato, escludendo in sostanza altri coinvolgimenti. Nonostante numerosi altri processi, sulla strage del 1984 rimangono ancora molte questioni irrisolte e nuovi atti puntano sul coinvolgimento di servizi deviati e neofascisti.
Vedi anche:
https://www.ilpost.it/2024/02/14/strage-di-natale-1984/
https://ilmanifesto.it/rapido-904-la-strage-di-natale-in-cerca-dei-mandati-oltre-la-pista-mafiosa