28 luglio 2025

28 luglio 1943: l'eccidio delle Reggiane

Sono passati appena tre giorni dalla destituzione di Benito Mussolini e dal passaggio del governo al maresciallo Pietro Badoglio quando gli operai di un reparto delle Officine Meccaniche Reggiane di Reggio Emilia decidono di incrociare le braccia e di scendere in piazza per chiedere la fine definitiva della guerra, che Badoglio aveva deciso di proseguire al fianco dei tedeschi già massicciamente presenti sul suolo italiano. In poche ore, la fiamma della protesta divampa tra i vari reparti del vasto stabilimento industriale e prende corpo in un vasto corteo di cinquemila persone, composto in larghissima maggioranza da operai, tecnici ed impiegati, cui su unirono anche numerose donne del popolo.

La gestione dell'ordine pubblico nelle convulse giornate del governo Badoglio è regolata da una circolare emessa dal generale Mario Roatta, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito e fautore di efferati eccidi ai danni della popolazione jugoslava durante e dopo l'occupazione della primavera del 1941. Gli ordini sono inequivocabili: «I reparti [...] procedano in formazione da combattimento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai ed artiglierie senza preavvisi di sorta, come procedessero contro truppe nemiche; non è ammesso il tiro in aria, si tiri sempre a colpire come in combattimento […] chiunque compia atti di violenza e di ribellione [...] venga immediatamente passato per le armi». 

Il corteo marcia compatto fuori dai cancelli della fabbrica, ma proprio in quel momento si verificano dei tafferugli con le guardie giurate della proprietà, che intendono riportare gli operai dentro lo stabilimento sotto la minaccia delle armi. Interviene un plotone di bersaglieri in servizio di ordine pubblico presso lo stabilimento, il cui comandante dà l'ordine di sparare. I soldati sparano in aria una raffica di avvertimento e il tenente, furioso, scatena sui manifestanti il fuoco di una mitragliatrice, provocando una strage. 

Rimangono sul selciato nove operai, cui si aggiungono decine e decine di feriti dai proiettili e dalla calca. Nelle stesse ore, a Bari, un analogo intervento di un reparto della milizia contro un corteo di pacifici manifestanti avrebbe ucciso venti persone; in totale, nei giorni del governo Badoglio, 65 manifestanti caddero sotto i colpi dei reparti deputati alla tutela  dell'ordine pubblico.

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