Mario Fiorentini, nato a Roma il 7 novembre 1918 e morto il 9 agosto 2022, è stato un uomo straordinario che ha vissuto, come amava dire lui stesso, "tre vite": quella culturale, quella partigiana e quella matematica.
Fiorentini era ancora studente quando iniziò l'attività clandestina con "Giustizia e Libertà" e il Partito comunista.
Il padre, Pacifico, era un ebreo non praticante, un libero pensatore di ideali mazziniani, amante della poesia, della musica e della letteratura, ma ragioniere per tradizione in quanto doveva svolgere attività commerciale. La madre, Maria Moscatelli era di religione cattolica. Educarono Mario in modo laico.
Tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta, Fiorentini è un autodidatta, con interessi per l'arte e la cultura in genere; come molti giovani di quel periodo, frequenta librerie e cineforum e il suo amico Carlo Lizzani (divenuto poi uno dei più apprezzati cineasti neorealisti) lo descriveva come "un ragazzo con i capelli lunghi, pallido, romantico, un poeta".
Prima della resistenza armata al nazifascismo, di cui è stato un rappresentante di spicco, Fiorentini frequenta l'ambiente culturale e intellettuale romano degli anni '30 e '40. Via Margutta, Villa Strhol Fern ma anche le serate di cultura cinematografica a Palazzo Braschi (sede del Partito Fascista) e i littoriali della poesia.
Le frequentazioni artistiche e intellettuali: "Frequentavo scrittori e poeti come Pratolini e Penna, pittori del calibro di Vedova, Turcato e Guttuso, registi come Visconti, Petri e Lizzani, che era un amico". Agli inizi degli anni Quaranta costituisce una compagnia teatrale. Questa intensa attività culturale si svolgeva nel paradosso di un regime fascista che, preso dalle furie delle leggi razziali e dalle guerre passate e presenti, non si accorgeva di questi spazi di dibattito che avrebbero poi confluito nella Resistenza. Le serate cinematografiche a Palazzo Braschi, sede del Partito Fascista, ne sono un esempio.
La "prima vita" culturale di Fiorentini si configura quindi come quella di un giovane intellettuale romano immerso nei fermenti artistici della capitale, frequentatore di quelli che sarebbero diventati i protagonisti del neorealismo italiano e dell'arte contemporanea, in un ambiente che mescolava passione per l'arte e primi fermenti antifascisti.
Mario Fiorentini entrò in contatto con gli ambienti antifascisti di Roma alla fine degli anni '30 attraverso Fernando Norma, ebanista membro dei gruppi di Giustizia e Libertà poi trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. In questo periodo incontrò Lucia Ottobrini, l’amore inseparabile della sua vita, con la quale condivise il resto dell’esistenza fino alla scomparsa di lei nel 2015. Nel periodo che seguì l’arresto di Mussolini e la caduta del fascismo (25 luglio 1943) si avvicinò al Partito Comunista e dopo la firma dell'armistizio dell'Italia con le forze Alleate dell'8 settembre 1943 e la battaglia di Porta San Paolo alla quale assistette, partecipò all’organizzazione delle formazioni armate dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) dirette da Antonello Trombadori e Carlo Salinari del Partito Comunista.
Divenne comandante del GAP centrale Antonio Gramsci. Fu operativo in numerosissime azioni tra le quali, solo per fare due esempi, l'attacco solitario all'ingresso del carcere di Regina Coeli contro un camion di tedeschi e l’attacco ad una colonna fascista a Via Tomacelli.
Fiorentini fu tra i principali organizzatori dell'attacco di via Rasella a Roma, il 23 marzo del 1944 (pur non partecipandovi materialmente perché troppo noto nella zona). Fu proprio lui a notare che una colonna di militari nazisti passava con una certa regolarità, marciando e cantando in pieno centro, compiendo sempre lo stesso percorso. Informò quindi il comando militare che decise tra le varie opzioni, l’attacco in Via Rasella e lo incaricò dell’organizzazione.
Dopo l'episodio di via Rasella, Mario e Lucia operano per un po' nelle zone di Roma del Quadraro e del Quarticciolo.
Devono però lasciare Roma e vanno a dirigere i GAP a Tivoli. Lucia tiene i collegamenti con la capitale e dirige altre operazioni cruciali in collaborazione con l'OSS (Office of Strategic Services, i servizi segreti americani prima della nascita della CIA). La necessità di lasciare Roma dopo via Rasella era dovuta al fatto che i nazisti avevano intensificato l’azione contro i partigiani al centro di Roma. Le operazioni al Quadraro, Quarticciolo e poi a Tivoli rappresentarono quindi una fase cruciale della Resistenza romana, in cui i GAP continuarono la lotta armata spostandosi nelle periferie e nei territori limitrofi alla capitale, per attaccare il nemico sulle vie consolari che portavano verso le zone del fronte dopo lo sbarco di Anzio.
Dopo la liberazione di Roma, a partire dal luglio del 1944, Fiorentini fu posto al comando della missione "Dingo" dell'Office of Strategic Services (OSS) e proseguì la Resistenza nel Nord Italia (Emilia e Liguria) e operò anche in Lombardia e Piemonte.
Al termine del conflitto venne insignito di tre medaglie d'argento al valor militare, tre croci al merito di guerra, diventando così il partigiano più decorato d'Italia.
La sua attività partigiana rappresenta un esempio straordinario di coraggio e dedizione che si estese per tutto il periodo della Resistenza, dal centro di Roma occupata fino alle regioni del Nord Italia ancora sotto controllo nazifascista.
Autodidatta, nel dopoguerra compì gli studi liceali e poi universitari, sostenuto sempre da Lucia. Divenne quindi professore di geometria all'Università di Ferrara che rese famosa nel campo con i suoi studi e con un gruppo di studiosi che vi si aggregarono grazie alle sue capacità catalizzatrici.
Fu sempre accanto a Lucia, anche lei valorosa partigiana, decorata con Medaglia d'argento al valor militare per le ardite azioni compiute.