02 agosto 2025

2 agosto 1980: strage neofascista alla stazione di Bologna

La mattina di sabato 2 agosto 1980, la sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna è gremita di una vasta folla di uomini, donne, bambini e anziani, italiani e stranieri, in partenza per le vacanze estive. Una bomba ad alto potenziale, collocata all’interno di una valigetta posizionata in prossimità dell’ingresso dell’ambiente che dava sul piazzale, esplode alle ore 10:25, facendo crollare interamente le strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe, la pensilina esterna, gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Ancor prima dell’arrivo delle ambulanze, passanti, viaggiatori, tassisti e ferrovieri cercarono di prestare soccorso ai feriti, impiegando anche gli autobus del trasporto pubblico per trasferire i feriti all’Ospedale Maggiore. Il bilancio finale della strage, la più grave mai verificatasi nella storia dell’Italia repubblicana, è di 85 vittime e 200 feriti: la più anziana di loro è Antonio Montanari, di 86 anni, mentre la più giovane è la piccola Angela Fresu, di 3 anni, il cui corpo non verrà mai più ritrovato.

Le indagini seguite all’attentato sono ripetutamente oggetto di sistematici atti di depistaggio, volti a sviare le indagini indirizzandole su piste successivamente rivelatesi false e costruite ad arte per occultare reali responsabilità di organizzazioni neofasciste e apparati deviati dello Stato nella vicenda (pista palestinese, pista internazionale): solo un lungo e tormentato iter giudiziario riuscirà ad ottenere la condanna di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini come esecutori materiali e di Licio Gelli, Umberto Ortolani, Mario Tedeschi e Federico Umberto D’Amato, nomi ben noti alla magistratura inquirente in quanto implicati in altri episodi della strategia della tensione.

A 44 anni di distanza, vogliamo ricordare le vittime della strage di Bologna unendoci alle associazioni dei familiari e alle istituzioni nel chiedere che sia fatta finalmente luce sul più grave atto di terrorismo neofascista mai avvenuto nel nostro Paese e sui legami che hanno unito le organizzazioni neofasciste a quei rappresentanti delle istituzioni della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza.

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