Condannati a morte dal Tribunale di guerra tedesco «perché preparavano atti di sabotaggio contro le forze armate germaniche e capeggiavano altri attentati contro l'ordine pubblico della città di Roma», interrogati e violentemente torturati, il 31 dicembre 1944 vengono fucilati a Forte Bravetta da un plotone di militi della Polizia dell'Africa Italiana nove appartenenti al movimento resistenziale romano.
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31 gennaio 2025
31 gennaio 1944: eccidio di Forte Bravetta
Condannati a morte dal Tribunale di guerra tedesco «perché preparavano atti di sabotaggio contro le forze armate germaniche e capeggiavano altri attentati contro l'ordine pubblico della città di Roma», interrogati e violentemente torturati, il 31 dicembre 1944 vengono fucilati a Forte Bravetta da un plotone di militi della Polizia dell'Africa Italiana nove appartenenti al movimento resistenziale romano.
31 gennaio 1944: vasta azione di rastrellamento al centro di Roma
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Via Nazionale - foto d'epoca |
29 gennaio 2025
Il Servizio Civile nell'ANPI Provinciale di Roma
Come ogni anno è possibile svolgere il servizio civile presso l'ANPI Provinciale di Roma.
Il Servizio Civile è rivolto a ragazze e ragazzi dai 18 ai 28 anni, dal 28 maggio 2025 al 27 maggio 2026. Il monte ore annuale è di 1.145 ore, l'impegno è dal lunedì al venerdì per un minimo di 20 ore e un massimo di 36 ore settimanali. E' previsto un rimborso spese mensile, sono concessi permessi e malattie.
Il progetto si chiama GLI ARCHIVI DELLA RESISTENZA: UN PRESENTE DA SCOPRIRE: 2025
Sono disponibili 4 posti, due presso la Sede Nazionale di Via degli Scipioni e due presso la Sede Provinciale di Via San Francesco di Sales.
La domanda va presentata online:
https://domandaonline.serviziocivile.it/?CodiceProgetto=PTCSU0002024012548NXTX
Per potere essere selezionati nella sede Provinciale è importante indicare la sede di servizio corretta, cioè questa:
141470 ANPI PROVINCIALE ROMA - ANPI PROVINCIALE ROMA - ARCHIVIO
La domanda va presentata entro le ore 14:00 del 18 febbraio 2025. A seguire ci sarà un colloquio di selezione.
29 gennaio 1944: il giovane partigiano Massimo Gizzio viene ferito gravemente dai fascisti. Morirà dopo tre giorni di agonia il 1 febbraio
28 gennaio 2025
28 gennaio 1944: inaugurazione a Bari del I congresso dei C.L.N.
Le relazioni offerte dai delegati e la discussione che ne seguì, commentate dalla scrittrice Alba De Cespedes dai microfoni di Radio Bari, misero in luce la necessità di pervenire alla formazione di un governo, composto dai rappresentanti di tutti i partiti componenti il CLN, che assumesse la direzione della guerra contro i nazifascisti e si occupasse di provvedere alle più urgenti necessità del popolo italiano e la costituzione di una Giunta Esecutiva, anch'essa costituita dai rappresentanti dei principali partiti antifascisti. Venne altresì avanzata dai rappresentanti del Partito d'Azione la proposta di indurre Vittorio Emanuele III all'abdicazione, di porre il sovrano in stato d'accusa e di trasformare il congresso in assemblea rappresentativa permanente fino all'elezione di un'Assemblea Costituente attraverso il voto dei cittadini, proposta che trovò sostegno anche nel messaggio pervenuto dal CLN centrale di Roma.
Le risoluzioni dell'assemblea, scioltasi nel pomeriggio del 29 gennaio al termine del discorso conclusivo di Carlo Sforza con cui si invitavano le forze antifasciste ad un'azione unitaria, ebbero una vasta eco sull'informazione dei paesi alleati, tanto che Radio Londra arrivò a definirla «il più importante avvenimento nella politica internazionale italiana dopo la caduta di Mussolini».
27 gennaio 2025
27 gennaio 1945: l'Armata Rossa libera Auschwitz
A seguito della loro rapida avanzata dalla Vistola all'Oder, reparti sovietici appartenenti alla 60ª Armata del I Fronte Ucraino al comando del maresciallo Konev giungono ai cancelli di Auschwitz, ove i tedeschi avevano lasciato circa 7000 prigionieri, condannando il resto dei detenuti a terribili marce della morte verso ovest nel freddo dell'inverno.
25 gennaio 2025
Continuare la battaglia a difesa dei principi costituzionali. OdG del Comitato Nazionale ANPI del 24 gennaio 2025
"Il 20 gennaio la Corte Costituzionale ha dichiarato non ammissibile la richiesta di referendum abrogativo della legge 86/2024 (cosiddetta legge Calderoli) ritenendo poco chiari l’oggetto e la finalità del quesito proposto. Rispettiamo la sentenza pur rammaricandoci della mancata possibilità di dare ai cittadini uno strumento di intervento diretto sulle politiche di riforme istituzionali, perché riteniamo vitale la loro partecipazione alla vita pubblica.
La decisione della Consulta, peraltro, si fonda sulla precedente sentenza, in base a cui l’attuale legge, nelle sue parti fondamentali, va radicalmente riscritta in particolare alla luce dei principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà fra regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio, in sostanza in base ad un principio di regionalismo cooperativo. Tale sentenza ha dichiarato incostituzionali 7 punti cardine della legge 86, a partire dalla forma di Stato che ne deriva, in contrasto con il regionalismo solidale previsto in Costituzione, fino alla definizione dei LEP (livelli essenziali di assistenza) che spetta al Parlamento e non al Governo. La legge va riscritta in Parlamento tenendo conto di tutti i rilievi di incostituzionalità evidenziati dalla Consulta che peraltro corrispondono alle critiche sempre espresse dall’ANPI. È su questo terreno che va ripresa con grande determinazione la battaglia contro la legge Calderoli. Eppure da tempo assistiamo da parte di dirigenti della Lega ad un inverosimile balletto che capovolge il senso della prima sentenza della Consulta e tende ad accelerare i tempi di attuazione della legge.
La Lega ha già dichiarato che devono andare avanti gli accordi con le Regioni e che saranno sufficienti alcuni piccoli ritocchi alla legge attuale da far approvare velocemente in Parlamento. Noi pensiamo invece che tali accordi vadano fermati e che in parlamento occorra contrastare immediatamente questa deriva tesa a minimizzare le modifiche alla legge e si proponga un nuovo testo incardinato sull’idea di un regionalismo cooperativo e solidale. Solo così si potrà salvaguardare l’autonomia delle regioni, nel rispetto delle prerogative degli enti locali, contrastando ogni centralismo e assieme salvaguardando la forma unitaria dello Stato. Per raggiungere questo obiettivo occorre collegare la battaglia parlamentare a una forte, risoluta e unitaria pressione sociale; per questo dobbiamo valorizzare il patrimonio di relazioni e alleanze con associazioni, partiti e sindacati che ci ha permesso di mobilitare energie per la raccolta delle firme sulla proposta di referendum ma anche di sostenere le Regioni nel loro ricorso per incostituzionalità della legge 86. Abbiamo bisogno di un luogo in cui mantenere una relazione tra forze parlamentari e società civile e in cui confrontarci su come sia possibile realizzare quel regionalismo solidale a cui aspiriamo.
Alla luce di queste considerazioni proponiamo di:
- mantenere i comitati per il referendum, nazionale e territoriali, con l’obiettivo di fermare gli accordi con le Regioni e sostenere la discussione parlamentare sulla riscrittura della legge sull’autonomia differenziata.
- promuovere un seminario nazionale per approfondire, con l’aiuto di esperti, le ragioni e le condizioni del regionalismo solidale.
- mantenere l’attenzione a tutte le iniziative di difesa dei principi costituzionali promosse dalle forze antifasciste, a partire dai referendum sul lavoro e sulla cittadinanza"
Comitato nazionale ANPI
24 gennaio 2025
Venga vietato il raduno nazifascista del 26 gennaio - vigilia del Giorno della Memoria - a Roma
Il Comitato Nazionale dell'ANPI si unisce a tutte le forze politiche, sindacali e sociali che chiedono alle Istituzioni di vietare siffatto raduno, pericoloso per i cittadini e l'ordine pubblico, potenzialmente eversivo. Richiamano le stesse Istituzioni, che hanno giurato fedeltà alla Costituzione, ad applicare le Leggi in vigore: si sciolgano tutte le organizzazioni che si richiamano al fascismo e al nazismo
Il Comitato nazionale ANPI
24 gennaio 2025
24 gennaio 1944: attacco di Maria Teresa Regard contro il posto di ristoro tedesco alla Stazione Termini
Il 24 gennaio 1944 la gappista Maria Teresa Regard, che solo qualche giorno prima aveva compiuto vent'anni, fa esplodere un ordigno contenuto in una piccola valigetta sotto le arcate della Stazione Termini, in Via Marsala, di fronte al Comando Piazza delle truppe naziste; a coprirla mentre si avvicina all'obiettivo è Guglielmo Blasi, che si dilegua immediatamente dopo la violenta deflagrazione. L'azione è uno straordinario successo: tra i tedeschi si registrano una ventina di perdite e un numero imprecisato di feriti.
Così la stessa Regard, nelle proprie memorie, rievoca quei momenti: «Vestita di nero, con una valigetta mi avvicinai alla vetrata della stazione dietro la quale era il Comando dove si raccoglievano i tedeschi. Camminando incrociai le occhiate di vari soldati che mi prendevano per una donna di facili costumi. Con noncuranza deposi la valigia accanto alla vetrata, non senza prima averla capovolta (l’innesco era costituito da una fialetta di acido). Mi allontanai senza correre, per non dare nell’occhio, e lo scoppio, che fu terrificante, si verificò quando ero proprio in mezzo a Piazza dei Cinquecento. Alcuni dissero che era stato un uomo travestito da donna, una donna non sarebbe mai potuta riuscire in una simile impresa.» (M. T: Regard, Autobiografia 1924-2000, Roma, Angeli 2010, pp. 41-42)
24 gennaio 1944: rocambolesca evasione dal carcere di Regina Coeli di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat
Vassalli, con l'aiuto di Massimo Severo Giannini, sottrae presso gli uffici del Tribunale Militare italiano timbri e moduli di scarcerazione originali, sui quali Marcella Ficca, anch'essa componente dell'organizzazione socialista clandestina e moglie del medico del carcere Alfredo Monaco, riproduce fedelmente la firma del generale responsabile. Oltre ai moduli di scarcerazione, è però richiesta anche una telefonata di conferma dall'ufficio politico della Questura: interviene a questo punto Filippo Lupis, che accompagnato da Marcella Ficca telefona a Regina Coeli da una vicina caserma della PAI, spacciandosi per un funzionario della Questura e ingiungendo l'immediata scarcerazione dei sette detenuti, che vengono liberati la sera stessa prima del coprifuoco. Pertini e Saragat vengono ospitati da Alfredo Monaco e dalla moglie nel loro appartamento, prima che le loro strade si dividano: il primo si recherà nell' Italia settentrionale per assumere la direzione del partito, mentre il secondo continuerà ad operare in clandestinità fino alla liberazione di Roma.
La liberazione di Pertini e Saragat rimarrà negli annali come una delle più clamorose e riuscite azioni della Resistenza romana.
Il 24 gennaio 1965 moriva Winston Churchill.
Winston Churchill fu uno dei politici di maggior peso del '900, con le sue luci e le sue ombre. Conservatore, a tratti reazionario, convinto anticomunista, prima della guerra espresse simpatie per il fascismo italiano e ammirazione per Benito Mussolini. A capo di un governo di coalizione (10 maggio 1940), impersonò la volontà di resistenza del Regno Unito e di tutti gli altri popoli alleati contro la minaccia nazista nel difficilissimo periodo del 1940-41. Seppe concepire e attuare una strategia unitaria politico-militare nel conflitto partecipando a tutte le decisioni fondamentali della conduzione della guerra. Dopo la vittoria sulla Germania formò un governo di transizione ma perse le successive elezioni. Capo dell'opposizione, fu tra i primi a proporre una politica antisovietica e a propugnare l'unione delle democrazie occidentali e l'unità europea. Tornato al potere nel 1951, lasciò in vigore gran parte delle riforme attuate dal precedente ministero laburista, mentre in politica estera tentò di raggiungere un miglioramento dei rapporti con l'URSS. Nell'aprile 1955 si ritirò a vita privata.
Alcuni stralci di tre discorsi pronunciati da Winston Churchill alla Camera dei Comuni nel 1940: il primo il 13 maggio (Non ho altro da offrirvi che sangue, fatica, lagrime e sudore); il secondo dopo la fuga da Dunkerque (Difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, nei campi, nelle strade e nelle montagne. Non ci arrenderemo mai); il terzo il 20 agosto, nell'imminenza dell'aggressione tedesca (Hitler sa che dovrà spezzarci in questa isola o perdere la guerra. Se siamo in grado di affrontarlo coraggiosamente, l’intera Europa può essere libera e la vita del mondo può procedere verso altipiani spaziosi e illuminati dal sole).
http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/sgmdocu3.htm
22 gennaio 2025
Il 22 gennaio 2008 moriva Arrigo Boldrini, il comandante "Bulow"
22 gennaio 1951: il leggendario combattente Ilio Barontini moriva in un incidente stradale
Primo segretario della Federazione comunista di Livorno e Segretario della Camera del Lavoro, si batté da subito contro il dilagante squadrismo. Cacciato dall'amministrazione delle Ferrovie dello Stato per il suo antifascismo, nel 1923, fu arrestato e processato e nel 1927 fu deferito al Tribunale speciale. Si sottrasse all'arresto riparando in Unione Sovietica, dove diresse un reparto di uno stabilimento metallurgico. Accorso in Cina per imparare, nell'Esercito popolare di Mao Tse Tung, le tecniche della guerriglia, passò successivamente in Etiopia (dove sarebbe di nuovo tornato a combattere, con il nome di copertura di "Paulus", dopo la caduta della Repubblica spagnola), in aiuto del popolo abissino, aggredito dai colonialisti fascisti. Nella guerra di Spagna fu Capo di Stato Maggiore della XII Brigata Garibaldi e fu protagonista, tra le altre, della gloriosa battaglia di Guadalajara, nella quale i garibaldini inflissero una sonora sconfitta ai fascisti italiani inviati da Mussolini.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, col nome di battaglia “Giobbe” organizzò in Francia i primi gruppi di Francs-tireurs et partisans dei quali divenne Capo di Stato Maggiore. Rientrato in Italia dopo l’8 settembre 1943, col nome di battaglia “Dario” istruì e organizzò i Gruppi di Azione Patriottica a Milano, Torino e in Emilia Romagna, regione nella quale poi comandò insieme a Benigno Zaccagnini il CUMER che guidò fino alla Liberazione. Decorato dall’Unione Sovietica dell’Ordine della Stella Rossa e dagli Stati Uniti della Bronze Star Medal, dopo la guerra fu eletto nel 1946 per il PCI all'Assemblea Costituente e, nel 1948, al Senato della Repubblica, dove fu segretario della Commissione Difesa. Morì di incidente d'auto nei pressi di Firenze il 22 gennaio 1951.
Antonio Roasio nel libro “Figlio della classe operaia” ricorda: «Aveva sempre con sé una vecchia borsa sgualcita, che certo non poteva passare per quella di un avvocato. Un giorno gli chiesi che cosa custodisse tanto gelosamente: l’aprì, c’erano dei panini, alcuni oggetti personali e dei candelotti di dinamite».
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Roma, dicembre 1947. Da sinistra: Vittorio Bardini, Ilio Barontini, Walter Audisio e Francesco Moranino. |
22 gennaio 1944: lo sbarco di Anzio
La prudenza di Lucas, unitamente all'esito sfavorevole dell'offensiva alleata a Cassino, fecero sì che i 50.000 uomini e 5000 veicoli del corpo da sbarco alleato, disposti lungo una testa di ponte lunga 25 chilometri e profonda 11, divenissero bersaglio dei violenti attacchi aerei della Luftwaffe e dei cannoneggiamenti dei potenti cannoni ferroviari 28 cm K5 (E) dislocati lungo la linea Ciampino - Frascati, ribattezzati "Anzio Express" ed "Anzio Annie". Applicato immediatamente il dispositivo di reazione ad un eventuale sbarco, noto con il nome in codice di "Fall Richard" ("Piano Richard"), Kesselring fece rapidamente affluire ad Anzio un corpo d'armata aviotrasportato, un intero corpo d'armata corazzato (il LXXVI Panzerkorps) e quattro divisioni di fanteria ben riposate, cui si unirono in seguito anche reparti della Repubblica di Salò. Il fronte, nonostante esigui successi degli Alleati, rimase in una condizione di stallo fino al maggio successivo, quando a seguito dello sfondamento della Gustav e della ritirata tedesca fu possibile avanzare su Roma, liberata infine il 4 giugno 1944.
21 gennaio 2025
21 gennaio 1921, Livorno: nasceva il PCd'I
Pci, i cento anni della via italiana al mondo nuovo
Costretto così fin dalla sua nascita a fare i conti con il fascismo, il Pci riceve una specie di imprinting antifascista che lascia una traccia indelebile nella sua storia.

Dopo il 1926, quando il fascismo instaura una dittatura aperta, proprio la scomparsa di ogni spazio di democrazia gli fornisce, diremmo quasi suo malgrado, un atout che prima non aveva: ne fa cioè non il partito “antisistema” per eccellenza, ma una tra le altre forze d’opposizione a un regime liberticida, e anzi la più decisa e la più militante. E siccome la convinzione che solo una rivoluzione potrà rovesciare il fascismo diventa presto patrimonio comune delle componenti più vitali dello schieramento d’opposizione al regime, il Partito comunista italiano acquisisce una legittimazione democratica che altri partiti comunisti non hanno, o si conquisteranno solo più tardi.


Inoltre, quando gli ex-alleati tedeschi si insediano come occupanti in metà del Paese, sono i comunisti – combattivi, disciplinati e sperimentati dalla lotta clandestina e in molti casi dalla guerra di Spagna – a proporsi come i quadri più decisi ed efficienti nella lotta partigiana, a organizzare la sua iniziale spontaneità, a trovare nello scontro diretto con i tedeschi e i fascisti repubblichini il terreno più propizio per esaltare le loro qualità.

E i comunisti sono anche, non dimentichiamolo, la forza trainante nell’organizzazione della protesta economica e sociale, che si rinnova con gli scioperi operai del novembre-dicembre 1943 e del marzo 1944.



Il Pci, che ha voluto indissolubilmente legare la sua legittimazione alla difesa della Costituzione repubblicana, è diventato, con il pretesto del suo passato stalinista, il bersaglio più visibile del lavorìo che mirava ad erodere l’impianto costituzionale. Alla fine degli anni 80 l’implosione del sistema dei Paesi socialisti e la concorrente crisi della socialdemocrazia – della quale in qualche misura aveva svolto le funzioni in Italia – hanno eroso i fondamenti della sua cultura politica e ne hanno di fatto sancito l’esito, aprendo un vuoto nel quale è stato risucchiato l’intero sistema dei partiti che si era configurato in Italia dopo la Liberazione. Da questo vuoto la democrazia repubblicana stenta tuttora ad uscire.
Aldo Agosti, professore emerito di Storia contemporanea Università di Torino
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Ripudia intolleranza, razzismo e antisemitismo.
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